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Ippolito Caffi: le avventure di un inquieto viaggiatore

Ippolito Caffi

In un periodo in cui la pittura incontra e si scontra con la fotografia, il pittore bellunese Ippolito Caffi è capace di creare atmosfere davvero suggestive, nuovi punti di vista sperimentando una creatività innovativa in un connubio perfetto tra pennellata ed uso della gradazione luminosa.

Forse non tutti sanno che Ippolito Caffi, nato a Belluno il 16 ottobre 1809, fu uno dei primi a imprimere su tela la nuova vita notturna delle città, quando il buio della notte divenne solo un ricordo lontano, rischiarato dalle lanterne prima e più tardi dalle lampade alimentate a gas.

Il giovane Ippolito aveva una mente fervida e un bisogno impellente di scoprire, conoscere e fare nuove esperienze.

Ippolito Caffi – quando una vita sola non basta

Dopo gli anni passati a studiare a Venezia Ippolito si trasferisce a Roma dove riesce ad affinare la sua tecnica pittorica ma per pittore nato tra i monti bellunesi non è abbastanza: ci sono ancora tante cosa cose da imparare e tanti luoghi da visitare.

Parte per Napoli e poi verso l’Oriente visitando Atene, la Turchia, la Palestina e l’Egitto, per tornare in Italia nel 1844 con nuove ispirazioni e tanta voglia di esprimere tutta la sua creatività.

Arruolatosi nel 1848 nella guerra contro l’Austria, viene fatto prigioniero ma riesce a scappare e a rifugiarsi a Venezia per poi partire per Genova, la Svizzera e Torino.

Il suo animo di viaggiatore lo porta anche nelle capitali europee: a Londra per l’Esposizione Universale e poi a Parigi, successivamente in Spagna e poi nuovamente a Roma.

Per nulla esausto, anzi sempre più motivato dalle sue continue nuove esperienze, Ippolito decide di unirsi all’esercito garibaldino e dopo l’avvenuta Unità d’Italia torna a Venezia per dedicarsi interamente alla pittura.

Ma l’animo del bellunese è sempre quello di un inquieto viaggiatore, alla continua ricerca di qualcosa di nuovo e stimolante, per questo nel 1866 decide di imbarcarsi sulla Re d’Italia, la nave impegnata nella battaglia di Lissa: al fine di poter riportare su tela le immagini dei combattimenti. Proprio a bordo di questa nave Caffi trovò la morte, mentre viveva l’ultima appassionante avventura della sua vita.

Ippolito Caffi – Le sue opere

Al Museo Civico di Belluno si trovano alcune opere di Ippolito Caffi, molte altre fanno parte di collezione private, mentre una grande quantità dei suoi lavori è oggi conservata nei musei di altre città: Città del Vaticano, Copenaghen, Roma, Torino, Treviso, Trieste, Venezia.

 

 

 

Nell’Immagine: Venezia con la neve – Museo Civico di Belluno

Antipasto senza glutine
Ricette

Antipasto senza glutine

Antipasto senza glutine

Oggi Adorable propone un’altra gustosa ricetta di #cucinaconrob: un antipasto senza glutine.

Una cialda di grano saraceno e patate, con robiola di capra ed erba cipollina accompagnata da una marmellata di cipolle all’arancio.

La base è un fantastico impasto che si può preparare anche quando non si ha del pane in casa o si è stufi del solito grano raffinato. Si usa come un blinis ma la vostra fantasia può creare tante nuove varianti.

La marmellata è facile da preparare e da conservare in vasetto, opportunamente sterilizzato, ottima con i formaggi in genere.
A proposito di formaggi: se non amate la robiola va bene anche uno yogurt compatto o uno stracchino.

Antipasto senza glutine – gli ingredienti

Cialde

180 g di farina di grano saraceno
200g patate farinose
4 g di sale
olio d’oliva

Decorazione:
150 g di robiola di capra
erba cipollina qb
peperoncino o pepe qb

Marmellata:
250 g di cipolle rosse dolci
80 g di zucchero di canna
mezza arancia rossa

Antipasto senza glutine – la ricetta

Le cialde

Far bollire le patate con la buccia. Passarle allo schiacciapatate.
Unire la farina e il sale impastare a mano per 5 minuti e lasciare riposare per 30 minuti.

Dividere l’impasto in più parti e stenderle con il mattarello ad uno spessore di pochi millimetri con l’aiuto di una spolverata ambo di grano saraceno i lati. Ritagliare le cialde con un bicchiere o un coppa pasta.

Oliare una padella antiaderente e far cuocere le cialde per 2/3 minuti per lato fino a doratura.

La decorazione

Una volta che sono a temperatura ambiente, guarnire le cialde con un velo di robiola, lavorata con un pizzico di pepe, la marmellata di cipolle e l’erba cipollina.
L’antipasto senza glutine è assemblato.

La marmellata

Affettare le cipolle e stufarle in casseruola antiaderente con 3 cucchiai di acqua per circa 10 minuti. Aggiungete lo zucchero integrale di canna e cuocere per altri 15 minuti. Grattugiare la buccia dell’arancia e spremerla.
Aggiungere succo e buccia grattugiata alle cipolle.
Continuare la cottura per altri 10 minuti.

intervista Adriana Lotto
Cultura, eventi

Donne e violenza – Intervista alla Prof.ssa Adriana Lotto

Oggi si terrà il terzo e ultimo appuntamento per il ciclo di conferenze “LA VIOLENZA NAZISTA DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE”, organizzato dall’ISBREC con il Comune di Belluno per il 70°anniversario della Liberazione.

La Professoressa Adriana Lotto, una delle più grandi studiose della provincia di Belluno, per l’occasione condurrà la conferenza intitolata “Donne e violenza”, analizzando questo dramma sociale che, purtroppo, occupa ancora oggi gran parte della cronaca quotidiana.  L’incontro si terrà presso l’Istituto di Istruzione Superiore “T. Catullo” alle ore 15.30.

Noi l’abbiamo voluta intervistare e condividiamo con voi la nostra chiacchierata su questo tema che troppo spesso viene  ignorato.

1. La sua conferenza sarà centrata sui momenti cruciali della violenza sulle donne nell’arco del ‘900, e in particolare nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Come si è avvicinata a questo argomento?

Ho cominciato ad occuparmi di storia delle donne agli inizi degli anni Novanta, nell’ambito di alcuni convegni sulla Resistenza. Qualche anno più tardi, assieme a Bruna Bianchi e a Emilia Magnanini dell’Università di Venezia, ho dato vita, dirigendola per quasi dieci anni, alla rivista telematica DEP (Deportate, Esuli e Profughe) nell’ambito della quale mi sono occupata, data la mia conoscenza della storia e della lingua tedesche, delle donne  rinchiuse nei campi di concentramento, in particolare  della specificità della violenza loro inferta.  E da lì ho preso in esame altre forme di violenza come la tortura e lo stupro di massa, e quindi anche il tema della negazione dei diritti, della resistenza e della disobbedienza all’autorità, nonché la riflessione femminista sulla differenza sessuale.

2. La Seconda Guerra Mondiale rappresentò un momento di forte protagonismo per le donne: furono chiamate a interpretare ruoli inediti, a svolgere spesso compiti difficili, a reggere sulle loro spalle il peso della salvezza delle proprie famiglie. A suo parere questa “metamorfosi” portò anche qualche elemento positivo? Cos’ha da dire in proposito?

Uno dei temi a me cari è quello della cosiddetta “resistenza civile” o “senz’armi” che personalmente considero uno dei momenti in cui le donne sono uscite dal dominio del simbolico maschile e hanno tentato vie proprie, autonome, forti del loro sapere e di quello della loro madri. Pur non riuscendo, poi, a elaborare un linguaggio e una visione del mondo che traducesse quella loro straordinaria esperienza, hanno tuttavia gettato i semi di un modo diverso delle donne di stare al mondo che implica anche la questione dei diritti e della democrazia. Non si può chiedere la parità di genere, se questo significa accedere a istituzioni costitutivamente sessiste e omofobe come l’esercito, a circuiti consolidati di violenza che la presenza delle donne non mette certo in discussione. Anzi, bisognerebbe chiedersi se questa uguaglianza non sia in realtà una pari opportunità di uccidere, torturare, sottoporre a coercizione sessuale, come è successo ad Abu Ghraib.

3. Lei parla di quattro tipi di violenza: violenza subita, agita, assistita e rifiutata. Può farci un esempio per ognuna di queste?

Premesso che tutte queste forme di violenza devono essere lette alla luce della costruzione storico-sociale dei rapporti di genere, dentro e fuori del simbolico maschile, e che molto hanno a che fare con il tacito contratto sessuale cui le donne sono state sottoposte, la violenza subita, che è appunto sempre a sfondo sessuale, è quella ad esempio di cui furono vittime le partigiane o le mogli, le fidanzate o le sorelle di partigiani da parte dei repubblichini, ma anche quella inferta su spie dai partigiani stessi. In tempi più recenti lo stupro di massa delle donne bosniache. La violenza agita coinvolge per lo più le ausiliarie italiane della Banda Carità a Padova e Vicenza, ma anche le sorveglianti tedesche del Lager di Bolzano, e oggi le soldatesse di Abu Ghraib, le carceriere americane, le soldatesse curde che combattono l’Isis. La violenza assistita coinvolge chi guarda e non reagisce, quella rifiutata colui che la espunge dal proprio raggio d’azione, consentendone però a volte il dilagare, e infine quella rifiutata in nome di un altro agire che si sottragga a quella logica. Al di là di esempi e definizioni, credo che ciò che contraddistingue la violenza sulle donne è il razzismo e il sessismo ovvero l’idea della donna come essere inferiore e della donna in quanto tale, cioè altro dall’uomo, e quindi senza identità propria. Ciò che invece contraddistingue la violenza esercitata dalle donne è un’idea di parità che conduce all’imitazione, a essere cioè come gli uomini. Ciò che contaddistingue infine la violenza rifiutata è da un lato il ribadimento della propria soggezione che non crea empatia e solidarietà, dall’altro, al contrario, l’affrancamento della donna dal simbolico maschile e l’istintiva ricerca, che non necessariamente respinge l’uso della forza tout court, di modi risolutivi, ricerca che nel periodo considerato non si è però accompagnata, come ho detto sopra, allo sforzo di  elaborare un proprio ordine simbolico come mediazione, cioè traduzione in discorsi e ideologie, di esperienze specifiche.

4. Parliamo dell’attualità. Da un’indagine Istat è emerso che il maggior numero di violenze avviene all’interno delle mura di casa. Ma questo come si sposa con la cronaca di tutti i giorni che indica come un’urgenza prioritaria la violenza ad opera di estranei?

Come ho detto, le donne sono state sottoposte a un tacito contratto sessuale per il quale le violenze dentro le mura domestiche si sono sempre, e continuano ad essere, consumate senza che le vittime vi si sottraggano denunciandole. Ogni violenza non è altro, come ha detto Emma Schiavon, che una ripetizione della ripetizione. Certo è che fa comodo parlare di altre violenze, quelle di cui si rendono responsabili estranei, meglio se extracomunitari. Il fatto è che ancora non si vuole guardare in faccia la realtà e cioè, in questo caso, che anche la famiglia può essere un’istituzione fondata sulla violenza psicologica e fisica, sulla coercizione e sulla sottomissione sessuale. Oggi tutto questo è più visibile perchè l’informazione ne dà conto, perchè le violenze sfociano spesso in barbari assassinii. E questo accade, io credo, perchè si è rotto il contratto sociale e nel disordine simbolico che ne è seguito abbiamo smarrito quello che Luisa Muraro chiama “il senso di un orientamento condiviso” così da lasciare campo libero agli eccessi.

 

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Cosa fare venerdì sera a Belluno?

Venerdì sera a Belluno

Il venerdì sera a Belluno si passa in centro!
Il 20 febbraio il fine settimana si apre con buona musica e degustazioni enogastronomiche nei locali della città.

I locali del centro storico come bar, ristoranti e pizzerie hanno unito le forze per trasformare il venerdì sera in un momento di aggregazione e divertimento per il salotto ai piedi del monte Serva.

Quattordici locali che proporranno musica live e dj set oltre a specialità da leccarsi i baffi.

Venerdì sera a Belluno, cosa fare?

Cosa fare il venerdì sera a Belluno? Senza dubbio non mancano le opportunità.

Dando uno sguardo al programma realizzato da Belluno la Notte si scopre che l’offerta musicale è davvero completa: dal Soul-House-Dub-Afrobeat di Demis e Mole al Bistrò Bembo alla deep tech di giamP all’Astor fino al blues degli Sugar Brown Blues Experience al Manin, dove non mancheranno i cocktail con Marco Uva e Matteo.
Mentre si potranno ascoltare Dino&Luca, stuzzicando al buffet del Deon, Stefano Vendramini all’enoteca Mazzini, The Lipstick Guys al bar Sirena e Tette e l’8 al bar Duomo, poi ancora Mad Carbone all’Opera e Marzio Casagrande all’Antica Scuderia.

Se siete amanti dell’enogastronomia e volete conoscere dei sapori nuovi, non fatevi sfuggire la degustazione di polpettine e merlot bio o prosecco Centore all’Insolita Storia dalle 19:00 alle 21:00, oppure la degustazione di birre estere al Bristot, e ancora il prosecco Astoria con i formaggi del bar Goppion e gli stuzzichini con prosecco del bar Conte.

Per chi invece vuole una serata davvero particolare, l’Antica Birreria Mezzaterra propone una serata LGBTI gender free con spettacolo a sorpresa e la possibilità di scegliere tra due menù: lo small e il medium.

Un programma intenso e variegato, per un venerdì tutto musica e sapore al quale ne seguiranno altri nei prossimi mesi… Stay tuned.

Venerdi-sera-belluno-20-febbraio

 

belluno, Cultura, Curiosità

Il custode di Piazza Duomo? Abita al Museo Civico

La curiosità di oggi riguarda la famosa Fontana di Piazza Duomo, monumento che tutti, bellunesi e turisti, hanno visto migliaia di volte, dal vero o in fotografia. Vogliamo parlarvi di un particolare di questo monumento di cui pochi conoscono la storia, in quanto effettivamente poco nota; stiamo parlando della statua che sormonta il dado di pietra della fontana. Chi rappresenta? Qual’è la sua vicenda?

La statua rappresenta San Gioatà, il martire militare ucciso perché cristiano sotto Diocleziano (inizio IV secolo) in Cireniaca. Il suo corpo arrivò a Belluno nel IX/X secolo, nello stesso periodo in cui arrivarono in Italia quelli di San Marco, San Vittore, San Giorgio e di altri santi martiri africani e mediorientali in fuga da un’islamizzazione sempre più cruenta.

I suoi resti si trovano tuttora nella cripta del Duomo, in una cassa di legno di pero dipinta di verde.  Apprendiamo la sua storia dal poema di Pierio Valeriano intitolato “1512 Joathas rotatus”, ossia “San Gioatà alla ruota”, a cura di Marco Perale.

La statua risale al 1461; l’opera fu scolpita da un autore appartenente all’ambito veneziano, in particolare alla scuola del famoso Bartolomeo Bon; non si conosce il nome dello scultore della statua di San Gioatà, ma sappiamo che si tratta del medesimo autore del portale di Santa Maria dei Battuti (oggi collocato nella chiesa di Santo Stefano).

Forse qualcuno si stupirà nell’apprendere che la statua, che dall’alto della fontana domina Piazza Duomo, è in realtà una copia dell’originale. Infatti, sebbene quella fosse la sua posizione originale, in seguito al terremoto del 1873 venne trasferita all’attuale Museo Civico per impedirne un ulteriore danneggiamento; solo nel 1933 venne sostituita con una copia quasi identica alla statua autentica. E fu così che San Gioatà poté di nuovo proteggere, dall’alto della sua posizione privilegiata, la splendida Piazza del centro storico di Belluno.

L’originale dell’opera d’arte si trova al Museo Civico di Belluno; ci teniamo a ricordare che, oltre alla statua, esiste anche un polittico di Simone da Cusighe, risalente alla fine del 1300, che raffigura San Gioatà, anche se, come ci ha raccontato il curatore del museo Denis Ton, è un finto polittico perché realizzato in un’unica tavola. Un’opera affascinate che unisce la cultura giottesca e quella emiliana, con qualche tratto gotico.

Forse adesso che conoscete la storia di San Gioatà e della statua di Piazza Duomo, oltre a passarci davanti rivolgerete un piccolo cenno di saluto a questo personaggio? E andrete a visitare anche l’originale?

10 cose da fare, belluno, eventi, nevegal

I dieci luoghi più romantici di Belluno

Siete degli inguaribili romantici che cercano sempre la cornice perfetta per dolci dichiarazioni? Oppure degli impavidi avventurieri alla ricerca di emozioni adrenaliniche? Belluno ha delle sfaccettature di magia adatte ad ognuno di voi, e San Valentino è l’occasione ideale per conoscerle o riscoprirle. Una città fatta di tramonti infiniti, borghi pittoreschi e montagne incantevoli, di tanto verde e un pizzico d’arte, che non guasta mai.

Bene, e allora cosa aspettate? Non vi resta che leggere la lista dei dieci luoghi più romantici di Belluno, top list realizzata grazie al vostro contributo social, e trasformare il giorno degli innamorati in un momento….:

10 #Avventuroso. Il cielo stellato contemplato dalle casere del Monte Serva è sicuramente una cornice suggestiva e romantica per un rendez-vous a due. Un’escursione sicuramente adrenalinica, specialmente se intrapresa armati di pile frontali e ciaspe. Quando andarci quindi? Quando volete dichiarare amore eterno…

#RicercatoVia Garibaldi, una piccola viuzza dal sapore medievale, dove si affacciano i balconi delle case colmi di fiori colorati. Il luogo acquista sicuramente fascino se romanticamente attraversato abbracciati alla vostra dolce metà, magari mangiando una frittella, per rendere il momento ancora più dolce!

8 #UnconventionalVia San Pietro, una via del centro città non molto frequentata. Cosa fare? Passeggiateci di sera, quando la città è illuminata solo dai lampioni, assaporando l’atmosfera di uno dei quartieri più romantici della città di Belluno.

#CaratteristicoBorgo Pra, in particolare Piazza San Lucano e Via San Giuseppe. Qui gli scorci romantici e gli angoli segreti non mancano. Passeggiate lungo suoi viali mano nella mano: vi sembrerà di camminare in un sogno. Trascorrendo un pò di tempo in questo luogo, non mancherà nessun dettaglio al vostro momento romantico!

#Speciale. Il Nevegal e la sua Casera, una vera e propria terrazza panoramica, meta di tutte le coppie bellunesi da generazioni e generazioni. Che sia estate oppure inverno, il Nevegal è per molti un luogo perfetto dove trascorrere dei momenti indimenticabili. La magia della montagna e i profumi della natura incontaminata sono gli ingredienti perfetti per una ricetta d’amore tutta bellunese.

#Irresistibile. Il Belvedere sul Piave.  Andateci al calare del sole: il tramonto é il momento più magico di tutta la giornata se visto da lì. Se siete fortunati potrete vedere il sole baciare il Monte Avena, tingendo il cielo di rosso. Il luogo ideale per un lungo abbraccio.

#Popolare. Vediamo in maniera particolare quali sono i luoghi del centro che risultano irresistibilmente romantici. Via Mezzaterra e Piazza delle Erbe: una deliziosa piazzetta e la via che l’attraversa, dove gli edifici abbracciano l’area attorno alla fontana, uno spazio raccolto perfetto per un aperitivo a due prima di cena. Grado di romanticismo? 10.

#Suggestivo. Il  centro storico di Belluno merita il podio, a pieno titolo. Citato da moltissimi amici e followers che raccontano come le vie più antiche del centro siano impregnate di quel fascino unico e intramontabile della città vecchia, diventa lo scenario perfetto per il più romantico dei baci.

#Fiabesco. A raggiungere il secondo posto in questa classifica è Piazzetta Santo Stefano. Ingredienti: un parco verde che abbraccia una fontana che sembra disegnata. Sullo sfondo?Una graziosa chiesetta, un panorama mozzafiato ed una gradinata degna di una principessa. Bisogna aggiungere altro?

1 #Poetico. Andate alla Chiesetta di San Liberale. Il luogo più romantico di Belluno è proprio questo, lontano dal centro della città, da dove si può godere di una vista mozzafiato. Ancora più affascinante se visitata la sera, quando le luci delle case, dei negozi e delle strade della Valbelluna si illluminano, regalando un panorama da sogno. A San Liberale, al calar del sole, qualsiasi parola suonerà poetica…

 


 

 

 

 


 

 

belluno, castion, Cultura, nevegal

Dalla Slovenia a Belluno per il Carnevale

Una bella città in una posizione strategica.

Ciao Adorable Belluno,

mi chiamo Dranka e vengo da Maribor, Slovenia.

Ho visitato la vostra città i giorni 6, 7 e 8 febbraio 2015 e vorrei condividere con voi la mia esperienza.

Con alcuni amici volevamo trascorrere un weekend diverso dal solito, che mettesse d’accordo le passioni di tutti: così, cercando nel web una bella città che fosse anche un punto strategico per raggiungere la montagna e anche il famoso carnevale di Venezia, abbiamo trovato la città di Belluno.

Siamo arrivati in città nel tardo pomeriggio di venerdì e, dopo aver lasciato i nostri bagagli in un grazioso albergo del centro, ci siamo subito recati all’Ufficio Turistico per chiedere qualche informazione in più su come passare i due giorni in questa cittadina. Dopo aver preso le informazioni necessarie, siamo andati a in un bar dove abbiamo bevuto uno spriz (non lo avevamo mai assaggiato, buono!) e poi siamo andati a mangiare una buonissima pizza. Dopo una passeggiata nel centro della città siamo tornati in albergo per essere riposati il giorno dopo.

Sabato siamo partiti con calma per recarci al Carnevale di Venezia: all’ufficio turistico ci avevano spiegato che conveniva andarci in treno perché il servizio dal centro di Belluno al centro di Venezia è comodo, e così abbiamo fatto.

Anche in Slovenia il Carnevale è un evento che viene molto festeggiato, quindi ci siamo proprio divertiti a girare questa città piena di maschere e divertimenti! Nel pomeriggio, stanchi di camminare, abbiamo preso il treno per tornare a Belluno. Siamo stati fortunati perché durante il viaggio abbiamo visto un bellissimo tramonto verso la fine del tragitto, proprio sopra le montagne: il cielo era rosso, è stato uno spettacolo davvero emozionante.

Siamo arrivati a Belluno in tempo per andare a cena e assaggiare il piatto tipico “polenta e pastin”: siamo rimasti molto soddisfatti. Anche il vino era buono, infatti ne abbiamo bevuto talmente tanto che poi abbiamo dovuto chiamare un taxi per andare in un paese che si chiama Castion, dove c’era uno spettacolo teatrale sempre in occasione del Carnevale. Una serata davvero divertente!

Il giorno dopo siamo andati a sciare in Nevegal: una splendida giornata di sole ma un po’ ventosa. Abbiamo deciso di sciare solo fino all’ora di pranzo e abbiamo mangiato in un rifugio lì sulle piste degli ottimi panini e delle torte fatte in casa: è proprio vero quello che si dice sulla cucina italiana, era tutto molto buono. Poi siamo dovuti tornare a Maribor, e un po’ ci è dispiaciuto.

Peccato che il weekend sia durato così poco, ma credo che ci tornerò presto, magari in estate con il mio fidanzato! Grazie per l’ospitalità

Dranka

Frittelle di mele e uvetta
Ricette

Frittelle di mele e uvetta

Frittelle di mele e uvetta

Uno dei simboli del Carnevale sono i dolci e oggi #cucinaconrob oggi ci propone una semplice ricetta per preparare le frittelle di mele e uvetta.
La frutta fresca diventa così una tentazione golosa a cui è difficile dire di no e perché dovremmo? A Carnevale è consentito fare qualche strappo alla regola e deliziarsi con le specialità della tradizione culinaria bellunese.

Frittelle di mele e uvetta – Gli ingredienti

una mela
succo di mezza arancia e buccia grattugiata
succo di mezzo limone e buccia grattugiata
170 g di farina 00
2 cucchiai di grappa
un uovo grande
mezza bustina di cremor tartaro o lievito per dolci
3 cucchiai zucchero semolato
40 g di uvetta
un pizzico di sale

Frittelle di mele e uvetta – La ricetta

Per preparare le frittelle di mele e uvetta iniziate tagliando le mele a pezzetti e lasciandole macerare con succo e buccia degli agrumi per un’ora almeno, meglio due. Nel frattempo mettete a mollo l’uvetta.

Finita la macerazione, lavorate in una terrina con il solo succo della frutta i restanti ingredienti per la ricetta di frittelle di mele e uvetta agli agrumi. Tutti eccetto gli albumi, che vanno montati con un pizzico di sale e aggiunti alla fine incorporandoli con una spatola: saranno questi a rendere l’impasto, inizialmente piuttosto secco, molto morbido.

Versate a cucchiaiate l’impasto frittelle di mele e uvetta in abbondante olio caldo intorno ai 170°C. E’ preferibile utilizzare l’olio di arachidi che mantiene più a lungo alte temperature e ha pochi grassi polinsaturi. E’ inoltre opportuno servirsi di cucchiaini per fare le frittelle, avendo l’accortezza di bagnare lo strumento prima nell’olio caldo, in modo da far staccare l’impasto.

Spargete sulle frittelle di mele e uvetta ancora calde lo zucchero semolato,per farlo aderire meglio.

Buona scorpacciata a tutti i golosi!