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L’architettura è servita

L’Architettura è servita!

Un originale e invitante ciclo di incontri prende il via martedì 31 maggio a Belluno: le Cene in Biblioteca,
Conversazioni storico-artistiche con una prelibata cena e visita guidata notturna alla Città a cura di Marta Azzalini e Annalisa Crose.
Quattro incontri alla scoperta di alcuni dei grandi architetti che, con i loro progetti, hanno delineato il volto di Belluno:

Martedì 31 maggio “Giuseppe Segusini, distruzioni e ricostruzioni”.
Menù: aperitivo con stuzzichini e finger food sia dolci che salati. “Capei del Prete” al burro fuso. Vino ed acqua

Martedì 7 giugno “Riccardo Alfarè, non solo Liberty”.
Menù: Aperitivo con stuzzichini e finger food sia dolci che salati. Sformato agli Asparagi. Vino ed acqua

Martedì 14 giugno “Alberto Alpago-Novello, architetture fasciste”.
Menù: Aperitivo con stuzzichini e finger food sia dolci che salati. Orzotto alle Erbe Spontanee. Vino ed acqua

Martedì 21 giugno “Andrea Pozzo, l’architetto dei gesuiti”.
Menù: Aperitivo con stuzzichini e finger food sia dolci che salati. Zuppa di mele al Curry. Vino ed acqua

Belluno – Palazzo Crepadona – Sala Cappella – h. 19.30-22.00

Per partecipare occorre iscriversi agli eventi presso la sede della Biblioteca, versando i 15 euro del costo comprensivi di: conferenza + dispensa sull’argomento + cena + visita guidata in città. Gli eventi sono riservati – per ogni appuntamento – ad un massimo di 40 persone.

E’ un’iniziativa di Biblioteca civica di Belluno del Comune di Belluno, in collaborazione con la Trattoria L’Oasi di Mauro Cavalet di Limana.

Info: biblioteca@comune.belluno.it e tel. 0437948093

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Il gusto dell’altro

Quanto spesso ci ritroviamo a credere che nelle piccole realtà di montagna, lontane dalle grandi città, le persone siano chiuse e restie ad accettare culture diverse?

Belluno sfata questo mito, dedicando dieci giorni all’incontro tra i popoli, con la manifestazione Il Gusto dell’Altro.

Dal 20 al 29 maggio Belluno sarà teatro della quarta edizione de Il Gusto dell’Altro riproposta dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Belluno con la collaborazione delle Officine della Cultura, per favorire l’integrazione fra immigrati e bellunesi di vecchia generazione, offrendo momenti di confronto e di festa volti ad approfondire la conoscenza e la scoperta dell'”Altro” attraverso i differenti modelli culturali, usi e costumi che lo contraddistinguono.

Oltre a essere un importante momento di aggregazione culturale e di riflessione su vecchie e nuove emigrazioni, Il Gusto dell’Altro svolge, in senso più lato, una funzione di promozione della città, valorizzando il centro storico e coinvolgendo attivamente associazioni, istituzioni culturali, esercenti e commercianti, oltre naturalmente il vasto pubblico che popola i suoi numerosi eventi.

Un ringraziamento va a tutti i partners che, sempre più numerosi, hanno aderito alla manifestazione contribuendo alla diffusione della cultura dell’”Altro” e dell’integrazione.
Sono tante le iniziative pensate per conoscere da vicino la cultura di persone che arrivano da paesi lontani e per dar loro modo di approfondire le tradizioni bellunesi.

Il Gusto dell’Altro è una rassegna che ritorna ogni anno e che coinvolge bellunesi autoctoni e bellunesi acquisti in oltre venti appuntamenti diversi.
Durante la settimana troveranno spazio spettacoli teatrali, letture, opere musicali per ragazzi e momenti di riflessione, con la proiezione di documentari e conferenze: racconti di esperienze reali e storie di italiani all’estero tra clandestinità e separazioni obbligate, ma anche spumeggianti feste brasiliane, eventi pensati per i più piccoli e tanta musica da tutto il mondo.

Un’occasione pensata per avvicinare popoli diversi, per imparare che molti luoghi comuni sono solo il frutto di una scarsa conoscenza degli altri, perché ciò che ci unisce è spesso molto più grande di ciò che ci divide.

Potete visualizzare qui il programma dettagliato. 

Belluno Balocchi
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Belluno Balocchi

Anche quest’anno torna Belluno Balocchi… Evviva!

La manifestazione organizzata dall’associazione Pomid’ottone nell’ambito del progetto Belluno città dei bambini.
La città di Belluno domenica 15 maggio dalle 09:00 di mattina fino alle 19:00 sarà dedicata solo ai bambini: il centro si trasformerà nel regno di saltimbanco, trampolieri, attori comici e di maghi. Oltre cento animatori si dedicheranno ai bambini fino ai dieci anni di età.

Una bellissima iniziativa, pensata per i bambini che per una giornata possono avere la città tutta per loro… e che giornata, non c’è da annoiarsi, questo é sicuro! Per i bimbi da quattro a dieci anni ci saranno i giochi creativi, gimkane e coloratissimi percorsi ad ostacoli.
In centro si vedranno papà alle prese con scope magiche, divertenti cacce alla cacca, torte in festa, fionde giganti, polpastrelli spioni e cariole spaziali, oltre a laboratori sulla raccolta differenziata, sulla natura e sulla cancellazione della guerra.

Ma a Belluno Balocchi c’è spazio anche per i più piccolini con un’area dedicata ai cuccioli da zero a tre anni, nella quale troveranno animatori, attività guidate, giochi Lego e mini spettacoli pensati proprio per loro.
Inoltre l’area é riparata e attrezzata per il cambio pannolino. Che comodità!

Per partecipare a Belluno Balocchi basta rivolgersi ad uno dei gazebo presenti in via Matteotti oppure in piazza Duomo, con soli 6,00 euro i bimbi potranno partecipare a tutte le attività.
Bambini e adulti 0-3 anni, il costo é di 3,00 euro.

Buon divertimento!

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C’era due volte un cuore

Debutta la nuova produzione di Tib Teatro: dal 10 al 12 maggio al teatro Comunale di Belluno

 

Martedì 10 maggio alle ore 10 al Teatro Comunale di Belluno debutta C’era due volte un cuore, il nuovo spettacolo firmato da Daniela Nicosia che vedrà come interpreti Susanna Cro e Labros Mangheras; le scene sono di Marcello Chiarenza, disegno luci e suono di Paolo Pellicciari.

Ultimo appuntamento con gli spettacoli della 23 esima Stagione Comincio dai 3 – realizzata da Tib Teatro in collaborazione con la Fondazione Teatri delle Dolomiti e la direzione artistica di Daniela Nicosia – dedicati alle scuole, C’era due volte un cuore è pronto per incantare tutti i bambini dai 3 anni in su.

Nella storia due teneri personaggi aspettano con fiducia… coltivano la loro attesa come un campo, certi che prima o poi una nuova pianta nascerà, un nuovo orizzonte si dispiegherà, un nuovo paesaggio accoglierà la loro speranza. E’ l’amore a sostenere la loro attesa, unitamente a quello per le piccole cose di cui è fatta la vita, che pur tra temporali e soffi di vento improvvisi, permette alla luce di tornare dopo il buio della notte, al sole di alimentare ogni giorno la nostra attesa…

Chi aspettano? Aspetta anche tu con loro e lo scoprirai a fine spettacolo!

LO SPETTACOLO

Oggetti compongono, poco alla volta, lo spazio scenico, piccole magie, tenere musiche, ci incantano, mentre da una finestra sospesa… guardiamo fuori, sempre in attesa di un futuro migliore, della meraviglia, della bellezza che verrà. Sì verrà!

LA RICERCA

Intensamente poetiche, le illustrazioni di Les amoureux di Raymond Peynet, sono state la fonte primaria per questo spettacolo dedicato ai più piccoli. Una, drammaturgia visiva che muove da quelle immagini lievi, permeate di delicatezza, e compone in scena un universo surreale, all’insegna della tenerezza e della fiducia nell’amore.

 

Lo spettacolo sarà in replica mercoledì 11 e giovedì 12 maggio sempre alle ore 10.

 

Produzione Tib Teatro

Drammaturgia e regia Daniela Nicosia

Interpreti Susanna Cro e Labros Mangheras

Voce narrante Maria Sole Barito

Scene Marcello Chiarenza

Luci e Suono Paolo Pellicciari

Costumi Giorgio Tollot

Assistente alla regia Isabella De Biasi

Assistente alle scene Sara Andrich

Costruzione scene Luigi Bortot

Editing Fabio De Min

Foto di scena Fabio Barito

PRENOTAZIONI

PRENOTAZIONI 0437 950555 / 334 6620926

BIGLIETTI intero 6 euro, ridotto 5 euro

BIGLIETTERIA TEATRO COMUNALE 10, 11, 12 maggio

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Sapori che restano impressi nella mente

Questa è una storia particolare, il cui finale a lieto fine dipende da tutti noi. I protagonisti sono un abitante del Michigan, una nonna che negli anni ’20 migrò da Domegge di Cadore negli Stati Uniti e una ricetta perduta. Leggete un po’ qui…

Qualche giorno fa è arrivata una mail da parte del Signor Ronald C. Mucci: una volta aperta, abbiamo letto con sorpresa e con un sorriso una richiesta un po’ strana: il nostro amico statunitense ci scrive di avere un’immensa nostalgia nei confronti di un piatto che cucinava sua nonna, originaria di Domegge di Cadore, e di cui proprio non riesce a trovare la ricetta: il piatto in questione è la Polenta col Baccalà.

Ronald specifica che non ha più nessun parente vivo che possa in qualche modo dargli delle risposte.  Ecco il testo (tradotto) della sua mail:

 

Mia nonna in occasione del Natale e della Pasqua era solita cucinare polenta e baccalà. Si chiamava Diletta Da Vinchie e veniva da Domegge di Cadore. Sposò Annibale (George) Da Vinchie e insieme si trasferirono in America nel 1920. 

Non ho nessun parente che mi possa aiutare a recuperare la ricetta del baccalà perché tutti i miei familiari sono morti.

Io cucino la polenta molto bene ma non so come fare il baccalà con la salsa bianca che lei metteva sopra la polenta. Era buonissimo e aveva l’aspetto di una salsa bianca con dei pezzetti di pesce al suo interno. Mi manca davvero molto il suo pranzo della domenica. Se voi poteste aiutarmi, io ve ne sarei per sempre grato.

Grazie mille, Ronald Mucci 

Che dite amici di Adorable Belluno: riusciamo a dargli una risposta, di modo che possa portare un po’ di sapore bellunese anche in Michigan?

Testo originale:

My Nonna used to make Polenta & Baccala every Easter and Christmas.  She was Diletta (Valmassoi) DaVinchie from Domegge Di Cadore.  She married Annibale (George) DaVinchie and moved to America in the 1920’s.  All of my family has died and I’m trying to get my Nonna’s recipie for Baccala.  I make the Polenta very well but I do not know how to make the white, baccala sauce that she used to put on polenta.  It was very good and it looked like a white sauce with pieces of codfish.  I really miss her dinners on Sunday.  If you could help me out I would be forever gragteful.  

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Villa Montalban, at the foot of Mount Serva

A villa that tells the story of heroic knights, moments of true magnificence of the story of Belluno, the very difficult period of Austrian-German invasion and that today hosts cultural and sport events. 

All of the Bellunesi know where Villa Montalban is, a bit because it is one of the architectural treasures of Belluno, but also because it is often the theater for big parties that bring together many people, as well as cultural activities and sports events.

Today we want to tell you the history of this isolated villa that sits on a flat terrain and behind which, like a boundless and dark scenery, rises the steep and wooded southern face of Mount Serva.

We do not know the exact date of the construction of the villa, nor who was the architect of the project. Over the years various theories have been created to answer this question, nevertheless the opinion most shared is that it was built in the first half of the 1600s.

However what is certain is that the compound was commissioned by the famous Fulcis family, one of the richest and most powerful of Belluno, who over centuries built various buildings in the historical center of Belluno and other villas in the countryside.  Do you know why the Fulcis family was so rich? Thanks to military activity. Many members of this family, in fact, were Jerusalem knights active in the wars against the Turks, which could guarantee the Fulcis family would have had numerous and influential friendships even outside of the Bellunese region.

Of the Fulcis family we said: but then why is it called Villa Montalban? We will explain right away. After the death of the last descendant of the Fulcis family, Fulcio Fulcis, which actually happened at the villa, the property of the estate was passed to the grandson Damiano Miari, prior to the use of the double surname Miari-Fulcis; a few years later however, by way of marriage, he was succeeded by the Montalban counts. The mystery is solved! Even if it is to say that the full name of the villa would be Fulcis-Montalban, however it is known to all by only its second name.

But let’s get back to the features of the villa. You must know that at the height of its splendor this Bellunese pearl controlled a vast agricultural property: take note that the land extended from the village of Sargnano until Andreane, and from the slopes of the Serva to as far as the Piave river. Today the property of the villa is notably reduced and includes “only” 7 hectares; furthermore the land surrounding the villa no longer conserves the original statues and fountains.

Really, because the land in front of the villa was certainly not as we see it today. Try to imagine how it must have been arriving in front of a carriage in the golden age: before the eyes of the visitor is revealed a long street with gates, picturesquely lined up with the southern edge of the villa, that open to a suggestive path that ends in the courtyard, turning around the fountain and then going down in front of the portico of the entrance. It is not by chance that Villa Montalban is considered “perhaps the best example of typical monuments built in the Bellunese valley” (Alpago Novello), and this is for two reasons: to demonstrate the wealth of the family, but also to celebrate their military victories.

The structure, externally simple and linear, on the inside once guarded precious decorations that today are mostly lost.

On the facade of the villa are two large painted crests that show the broad-winged eagle of the Fulcis with the star of the Knights of Malta, the claws at an enemy. All around military trophies, canons and flags. Below each of these crests is a sundial.

Villa Montalban during World War I, however, and in particular during the Austro-German invasion of 1917-1918, was seriously damaged and thus abandoned, becoming subject to vandalism until the 1930s.

Later on the villa was acquired by the Pontifica Opera di Assistenza that transformed it for community use; in 1958 there was significant restoration work and finally in 1976 the entire estate was acquired by the City of Belluno. In recent years it has been home to a professional school, sports clubs and cultural events.

A quirk: the villa hosted the marshal Massena in 1799, the viceroy Eugenio Napoleon in 1809, Victor Emmanuel III and Elena of Savoy in 1903.

Info: Istituto Regionale per le Ville Venete (1998), Ville Venete – Itinerari fra Veneto e Friuli, Venezia, Marsilio Editori

 

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Villa Montalban, ai piedi del Monte Serva

Una villa che racconta la storia di eroici cavalieri, di momenti di vera magnificenza della storia di Belluno, del durissimo periodo di invasione austro-tedesca e che oggi ospita attività culturali e sportive. 

Tutti i bellunesi sanno dove si trova Villa Montalban, un po’ perché è uno dei tesori architettonici del bellunese, ma un po’ anche perché è spesso teatro di grandi feste che coinvolgono moltissime persone, nonché di attività culturali ed eventi sportivi.

Oggi noi vogliamo raccontarvi la storia di questa villa isolata che sorge su un terreno pianeggiante e dietro la quale, come uno smisurato ed oscuro scenario, si innalza la ripida e boscosa parete meridionale del Monte Serva. 

Non si conosce la data precisa di costruzione della villa, né chi fu l’architetto che la progettò. Nel corso degli anni sono state formulate differenti supposizioni in merito a questa questione, tuttavia l’opinione più condivisa è quella che la fa risalire alla prima metà del ‘600.

Ciò che invece c’è di certo è che a commissionare il complesso fu la famosa Famiglia Fulcis, una delle più ricche e potenti di Belluno che nel corso dei secoli fece costruire svariati palazzi nel centro storico di Belluno e altre ville nel contado. Sapete perché la famiglia Fulcis era così ricca? Grazie alle attività militari. Molti dei membri di questa famiglia, infatti, erano cavalieri gerosolimitani impegnati nelle guerre contro i turchi, fatto questo che poté assicurare alla famiglia Fulcis molte ed influenti amicizie anche fuori dal territorio bellunese.

La Famiglia Fulcis dicevamo: ma allora perché si chiama Villa Montalban? Ve lo spieghiamo subito. Dopo la morte dell’ultimo discendente della famiglia Fulcis, Fulcio Fulcis, avvenuta proprio nella villa, la proprietà della tenuta passò al nipote Damiano Miari, previa assunzione del doppio cognome Miari-Fulcis; pochi anni dopo però, per via matrimoniale, subentrarono i conti Montalban. Ecco, il mistero è svelato! Anche se c’è da dire che il nome per esteso della villa sarebbe Fulcis-Montalban, però è conosciuta da tutti solo col secondo nome.

Ma torniamo alle fattezze della villa. Dovete sapere che al tempo del suo splendore massimo questa perla bellunese dominava al centro di una vastissima tenuta agraria: fate conto che il territorio si estendeva dalla località di Sargnano fino a quella di Andreane, e dalle pendici del Serva giungeva fino al fiume Piave. Oggi l’area di pertinenza della villa si è notevolmente ridotta e conta “solamente” 7 ettari; il terreno circostante la villa inoltre non conserva più gli originari abbellimenti di statue e fontane.

Già, perché il terreno antistante la villa non era certo come lo vediamo noi adesso. Provate ad immaginare come doveva essere arrivarci davanti in carrozza ai tempi d’oro: dinnanzi agli occhi del visitatore si srotolava il lungo viale con i cancelli, scenograficamente allineati sull’asse meridiano della villa, che aprivano la strada ad un suggestivo percorso che si concludeva nella corte, girando attorno alla fontana per scendere poi davanti al portico d’entrata. Non a caso Villa Montalban viene considerata “forse il primo esempio con caratteristiche monumentali costruito nella vallata bellunese” (Alpago Novello), e questo per due motivi: per dimostrare le ricchezze della casata, ma anche per celebrarne le vittorie militari.

La struttura, esternamente sobria e lineare, al suo interno custodiva preziose decorazioni oggi in gran parte perdute.

Sulla facciata della villa sono dipinti due grandi stemmi in cui è riprodotta l’aquila ad ali spiegate dei Fulcis con la stella dei Cavalieri di Malta, che artiglia un nemico. Intorno trofei militari, cannoni e bandiere. Ognuno dei due stemmi ha sotto una meridiana.

Villa Montalban durante la Grande Guerra, purtroppo, e in particolare nel corso dell’invasione austro-tedesca del 1917-18, fu gravemente danneggiata e di conseguenza abbandonata a se stessa, diventando oggetto d’atti vandalici fino agli anni ’30.

Successivamente venne acquistata dalla Pontifica Opera di Assistenza che la trasformò ad uso di colonia estiva; nel 1958 fu oggetto di pesanti lavori di restauro ed infine nel 1976 l’intero complesso fu acquistato dal Comune di BellunoNel corso degli ultimi anni è stata sede di una scuola professionale, di società sportive e di attività culturali.

Una curiosità: la villa ha ospitato il maresciallo Massena nel 1799, il vicerè Eugenio Napoleone nel 1809, Vittorio Emanuele III ed Elena di Savoia nel 1903.

Qui la scheda dettagliata

Info: Istituto Regionale per le Ville Venete (1998), Ville Venete – Itinerari fra Veneto e Friuli, Venezia, Marsilio Editori

 

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Valle dell’Ardo and Case Bortot

Today we accompany you on a 5km stroll from the historical center of Belluno to the edge of the alluring valley of Ardo: Bortot Houses and surroundings, just above Bolzano Bellunese. 

Bolzano Bellunese rises to the north of Belluno, at the foothills of the mountains. It’s a very typical place, studded with small hamlets made up of small houses that maintain the shapes of nature.

After passing the first part of the town, crossing the community of Gioz, one scrambles up a steep yet paved street in a fairy-tale like atmosphere thanks to the silence of the street, lined with a courtyard of hop-hornbeams and hazelnut trees.

This is how one arrives at the Bortot Houses, a village suspended on the side of the valley of Ardo and characterized by the presence of houses in an ancient style, surrounded by barns and stables in natural stone and their typical metal sheet roofs. Consider that one of the smallest houses is not even reachable from a road, something that seems very strange if you think about how we are just a few kilometers from the historical center of Belluno. It is certainly a fascinating place where one can also relish a beautiful view on top of the Valbelluna.

The Bortot Houses are surely known by those who love Alpine excursions: in fact, it’s from here that begins (or finishes, depending on the point of view) the CAI path no. 501 of Rifugio Settimo Alpini, the cabin perhaps most loved by the Bellunese, that stands at 1500m above sea level in a splendid place, in the middle of an amphitheater of dolomite walls, representing the base for the most difficult excursions on top of Mount Schiara. To reach it one must hike 3 and a half hours, which we will tell you right away, is fairly challenging, but believe us, it’s worth it and above all, in the summer.

Settimo Alpini

But the Bortot Houses also represent the point of departure for going on hikes entering in the valley of Ardo: a journey through wild land, marked by hard rocks hollowed out by the water, cauldrons, fossils and still intact vegetation.

In particular we point you to the Pont de la Mortis, a small harrowing bridge that crosses the deep and enchanting gorge of Ardo, at 520m depth, and the Bus del Buson, a gorge cut by a subglacial cascade and then abandoned by the Ardo river with the retreat of the glaciers, often used as a theater for concerts or readings because it is an optimal harmonious speaker. To reach it one needs to cross a fairly steep path, so we do not recommend attempting it when it rains or is an icy period.

bus

For more detailing information on the hikes, we invite you to look at this page… and don’t forget to let us know when you go to visit the places of the Ardo!

Source: Belluno, storia architettura arte, by Gigetto De Bortoli, Andrea Moro and Flavio Vizzuti.