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Camminiamo insieme col “vento tra i capelli”

Torna domenica 6 marzo la pedonata “Il vento tra i capelli”, organizzata dal comitato “Prevenzione salute donna”: una perdonata per sostenere la prevenzione e la cura del cancro al seno. 

Il vento tra i capelli” è la pedonata rosa non competitiva che è ormai diventata una vera e propria tradizione del panorama bellunese:  l’iniziativa benefica, infatti, è giunta ormai alla sua undicesima edizione. L’obiettivo della pedonata è quello di sensibilizzare e promuovere la prevenzione, raccogliendo fondi per fornire alla sanità bellunese strumenti sempre più efficaci per prevenire e debellare il cancro alla mammella, oltre ad altri tipi di tumore. 

L’iniziativa si svolgerà domenica 6 marzo: il percorso è lungo 5 km ed è davvero adatto a tutti poiché si svolge per le vie del centro storico di Belluno. Sono invitati a partecipare quindi anche i bambini,  le mamme coi passeggini e le persone con ridotte capacità motorie.

La partenza è fissata alle ore 10.00 in Piazza dei Martiri, dove si troverà anche l’arrivo della pedonata, come da tradizione; le iscrizioni si possono fare direttamente sul luogo a partire dalle ore 9.00. La quota di partecipazione è di 12 euro.

«Il ricavato andrà a sostegno dell’ospedale di Belluno per l’acquisto di nuove attrezzature e strumentazioni», sottolinea, per il comitato, Carla Pra Baldi Pellegrini in un’intervista al Corriere delle Alpi . «L’appuntamento è un’ideale continuazione del concerto proposto, il 13 febbraio, al Centro Giovanni XXIII, con il quale abbiamo raccolto fondi per l’acquisto di un aggiornato strumento diagnostico: una tomosintesi mammografica di ultima generazione. Con la pedonata dello scorso anno avevano accantonato circa 24 mila euro. A questo andremo ad aggiungere il ricavato di quest’anno, insieme a quello del concerto, e la cifra verrà messa insieme per la tomosintesi».

L’iniziativa è organizzata dal comitato “Prevenzione salute donna” di cui fanno parte otto associazioni: Ados, Avo, Croce Rossa, Federcasalinghe, Fidapa, Inner Wheel, Lilt e Soroptimist. Il Comitato si è impegnato a realizzare oltre 3000 magliette per l’evento, alcune delle quali sono già state vendute.

Vi invitiamo a partecipare numerosi a questa iniziativa: la perdonata è prevista anche in caso di maltempo. Per chi non potesse partecipare, potrà sostenere l’iniziativa anche con un versamento sul conto corrente del comitato (IT49Q0604511900000005000499) o dell’Athletic Club Firex (IT41Q08904119000110000001904). Indicare la causale: “Pedonata 2016”.

Non perdete l’occasione per fare una bella passeggiata che, in questo caso si può proprio dire,….fa davvero bene a tutti!

Info sulle modifiche alla viabilità qui. 

 

Porta Dojona
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Porta Dojona e i suoi muri parlanti

Porta Dojona è uno dei simboli più caratteristici della città di Belluno. Ha visto quasi mille anni di storia dei bellunesi, ha subìto diversi restauri, è stata ampliata e coperta. Ma quello che forse non sapete è che nasconde anche un piccolo segreto di vita quotidiana. Leggete quale. 

Porta Dojona è una delle cinque porte (quattro ufficiali e una “d’emergenza”) che permettevano l’ingresso all’interno delle mura della città di Belluno, ed è una delle tre che si trova ancora oggi intatta.

Stiamo parlando di un vero e proprio monumento che è testimone della storia di Belluno dal 1289: è questo infatti l’anno in cui fu innalzato il suo arco interno chiamato inizialmente “di Foro” o “Mercato”, su disegno di Vecello da Cusighe e in onore del vescovo-conte Adalgerlo da VIII alta.

La seconda parte della porta, per intenderci la vera  propria “facciata” che dà su Piazza Vittorio Emanuele, risale al periodo Rinascimentale, esattamente al 1553: ad opera di Niccolò Tagliapietra, fu costruita per volontà del rettore Francesco Diedo (fate caso all’iscrizione sopra l’arco FRANC. DIEDO. PRAET. PRAEF.Q. OPT). Infatti potete notare che sono vari gli elementi rinascimentali riconoscibili, come le colonne poste sugli alti piedistalli, l’architrave lavorato a triglifie e le due cariatidi ai lati del Leone di S.Marco.

Una delle caratteristiche principali di questo suggestivo luogo della città è la penombra dalla quale si è avvolti passandoci sotto: dovete però sapere che non è sempre stato così. Infatti la copertura di collegamento venne realizzata soltanto nel 1622, conferendo a Porta Dojona il caratteristico aspetto di una “galleria in versione ridotta”.

E nemmeno il nome è lo stesso rispetto all’origine: la porta assunse il nome “Dojona” soltanto nel 1609 in onore di Giorgio Doglioni, coaditore del vescovo-principe di Bressanone.

Avete mai sentito qualcuno riferirsi a questa porta chiamandola “Porta de le Cadene”? Beh, se vi è capitato e vi siete chiesti il perché senza riuscire a darvi una risposta, lo facciamo noi: dovete sapere che si chiama così per il ponte levatoio che era presente fino al 1730 ca. (momento in cui il fossato venne interrato) dalla parte di Via Mezzaterra.

Ma veniamo ora a quello che vi avevamo promesso, ovvero la curiosità pressoché sconosciuta relativa a questa porta: vi abbiamo accennato al fatto che questo simbolo della città racchiude in sè, e in particolare sui suoi muri,  varie iscrizioni perlopiù in latino che ricordano la realizzazione dell’opera, i successivi restauri e lavori, o anche avvenimenti che riguardarono la città di Belluno. Ma ci sono anche delle scritte meno note e meno convenzionali che raccontano episodi di vita quotidiana.

Ci spieghiamo meglio.  Nei luoghi indicati dalle frecce nell’immagine qui sotto, se guardate con attenzione (dal vivo s’intende, se no che bello c’è?), potete vedere delle scritte di nomi di persona con relativa data. Sapete a chi appartengono? Si tratta degli autografi incisi dalle guardie di servizio alla porta a metà del 1800. E sapete come hanno fatto a lasciare il loro segno indelebile su Porta Dojona? L’hanno fatto con le loro baionette.

Scritte porta

Fotografia di Leonard Leo Graf.

Grazie al gruppo Belluno e Provincia: cultura arte e storia per averci fornito alcune delle informazioni presenti in questo articolo e alla ricerca di Gigetto De Bortoli, Andrea Moro, Flavio Vizzutti, Belluno: storia, architettura, arte Belluno, 1984.

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San Liberale, la chiesetta che protegge la città di Belluno

La Chiesetta di San Liberale racconta pagine preziose della storia del territorio e dalle pendici del Monte Serva fa da custode silenziosa ed elegante alla città di Belluno. 

La Chiesetta di San Liberale racconta pagine e pagine di innumerevoli storie bellunesi e non. Non ci credete?

Chiedetelo a chi vive o ha vissuto a Belluno: ognuno di loro vi risponderà che state parlando di un luogo che conosce bene. La chiesetta in questione, infatti, è uno di quei posti che rientrano a pieno titolo nei “luoghi del cuore” e che sono frequentati per motivi anche molto diversi tra loro: c’è chi ci approda nel corso di una passeggiata contemplativa, chi invece vi si reca per rivolgere una preghiera speranzosa o assaporare qualche momento di silenzio. Qualcuno ci va per contemplare rapito il panorama sulla Valbelluna e magari scattare qualche bella fotografia, qualcun altro vi parlerà di questo luogo come scenario di un appuntamento galante ,vissuto forse col cuore in gola e le mani sudate.

Insomma, avrete capito che la Chiesetta di San Liberale è un luogo molto importante per tutti i bellunesi; quello che forse non sapete è che si tratta di un posto che porta con sé una testimonianza storica ed architettonica tra le più antiche del Veneto settentrionale. Siete pronti a scoprirne la storia? Eccovi serviti.

La storia della Chiesa di San Liberale

Le prime notizie documentarie circa la Chiesetta di San Liberale si attestano attorno al 1578; tuttavia il luogo di culto ha origini più antiche, addirittura precedenti all’anno Mille. Dovete sapere che originariamente la Chiesetta era dedicata a San Daniele profeta e che presentava ben tre altari: l’altare maggiore era dedicato a San Daniele, mentre i due minori erano dedicati rispettivamente ai Santi Rocco e Sebastiano, e l’altro a San Liberale. La chiesa, che come abbiamo visto risale al periodo altomedievale, conserva l’impostazione a croce latina, con cripta ed abside sopraelevato e un corridoio sopra il presbiterio.

La chiesetta di San Liberale conserva delle opere che appartengono a diverse epoche storiche: le più antiche sono un sarcofago e dei frammenti di pluteo del periodo medievale, ma troviamo anche delle tracce di un ciclo pittorico del XV secolo, decorazioni ed affreschi del XVI secolo e un altare ligneo decorato del XVII secolo. 

Lo sapevate che nelle immediate adiacenze della chiesa un tempo sorgeva un piccolo cimitero? Se ci fate caso, le pertinenze esterne del luogo di culto sono delimitate da un muro a secco a sostegno di un duplice terrazzamento: proprio quello era lo spazio adibito un tempo a zona cimiteriale.

L’intonaco delle pareti esterne si è in parte distaccato, lasciando trapelare la struttura murale a filaretto. Un’altra cosa molto interessante da notare è la copertura: una struttura in legno ricoperta da lastre in pietra.

La Chiesa di San Liberale oggi

Se le origini antiche della Chiesa di San Liberale vi hanno incuriositi, se anche voi come noi pensate che un luogo che vanta più di mille anni di storia, arte e cultura si possa considerare a pieno titolo come meritevole di essere visitato, allora non vi resta che farci un salto di persona. La Chiesa è raggiungibile dalla frazione di Pedeserva (BL), ed è localizzata a circa 4 km dal centro storico di Belluno. Il sito è segnalato anche come tappa dell’itinerario tematico del Parco Nazionale delle Dolomiti. 

La Chiesetta è ancora saltuariamente usata per le funzioni religiose e rientra nella parrocchia di Sargnano. 

 

Un ringraziamento particolare al gruppo Belluno e Provincia: cultura, arte e storia per le informazioni fornite e a tutti i preziosi cultori della storia di Belluno.

Fotografia di Matteo Crema

 

 

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Il Monte Serva e il suo nome in maschera

Il Monte Serva (2133 m) è una montagna delle Dolomiti Bellunesi che domina a Nord-Est la città di Belluno. Da sempre meta di escursioni in ogni stagione, è sentita da tutti i bellunesi come la sovrana della città.

Ma…vi siete mai fermati a pensare da dove deriva il suo nome? No?

Proviamo con un’altra domanda, che sembra (se possibile) ancora più complessa della prima: cos’hanno in comune il Monte Serva ed il Monte Cervino? Ecco a voi le risposte a queste curiose domande.

Partiamo dalla seconda: cosa accomuna il Monte Cervino al Monte Serva? Sono due montagne, direte voi. Sì, è vero. Ma e poi? Non ci crederete mai, ma hanno in comune il nome, o meglio: la derivazione del loro nome, l’etimologia.

Entrambi questi monti infatti derivano dalla parola selva (lat: silva), termine che troviamo spesso mascherato in varie maniere: serva, sala, sera, sora, e così via.

Nel caso del Monte Serva la parola ha subìto il rotacismo del suono “l” (lo stesso processo fonetico per il quale in dialetto bellunese si dice per esempio cortèl per ‘coltello’).  Inoltre, com’è successo a molti altri toponimi di montagna, il nome del Monte Serva ha subìto il destino di “migrare verso l’alto”, ovvero dai suoi piedi alla sua cima. Infatti, la “selva” che ha imposto il nome alla montagna bellunese è quella che tempo addietro si estendeva a settentrione di Belluno e che tuttora cinge i fianchi del monte. Ecco svelato il perché del nome del nostro monte tutto bellunese.

Ma ormai che abbiamo accennato al Monte Cervino, non ci resta che spendere un paio di parole anche su questa splendida montagna. L’origine del nome è da ricercare nell’antico Mont Servin, che deriva da mons silvinus. La parola monte qui sta anche per “alpeggio” e l’attributo starebbe a indicare originariamente un vasto territorio alpino situato sopra le foreste della Val Tournanche; successivamente il nome sarà trasferito al colle del Teodulo e quindi infine alla cima.

Ma voi direte: sì, d’accordo, però stando a questa spiegazione il monte si dovrebbe chiamare Servino e non certo Cervino. Tranquilli amici, adesso vi spieghiamo tutto.

La colpa di questo cambiamento dell’iniziale è nientepopodimeno che di… Horace-Bénédict de Saussure, ovvero l’uomo che è considerato il padre dell’alpinismo. Si dà il caso che il nostro Horace si trovasse nel 1789 nei pressi della Val Tournanche e restò molto colpito ammirando da vicino la superba cima del …«mont Cervin», come scriverà poi nei suoi Voyages dans les Alpes del 1796. Il resto è storia amici, e la montagna in questione da quel momento si chiamò così.

 

Le informazioni che avete letto in questo articolo si basano sugli studi di Piergiorgio Cesco Frare, autore di saggi su escursionismo, toponomastica, archeologia e storia della provincia di Belluno, divulgati qui.

 

 

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Torna la gara Nevegallika Mezzoratutta

L’Associazione Sportiva Nevegallika, assieme al Ristoro Campo Scuola, organizza Nevegallika Mezzoratutta,  l’ormai nota gara di sci alpinismo in notturna al Campo Scuola del Nevegal il giorno 5 febbraio 2016 alle ore 18.30.

La manifestazione, giunta alla sua seconda edizione, si svolgerà sull’Alpe del Nevegal ed è aperta a tutti quelli che desiderano partecipare, a patto che siano però muniti dell’attrezzatura sportiva obbligatoria.

La gara si svolgerà venerdì 5 febbraio alle ore 18.30 e si articola nella categoria maschile e in quella femminile. L’età minima per partecipare è 16 anni.

La partenza avverrà in linea presso il Campo Scuola del Nevegal e la gara in circuito è da ripetersi due volte.

Ma qual’è il tracciato, vi starete chiedendo?

La lunghezza totale del percorso è di 7,6 km con cambio pelli. La partenza avverrà presso il Campo Scuola, per proseguire poi per la salita Col dei Pez fino al passaggio del primo tronco della seggiovia; la discesa sarà regolamentata dalle porte direzionali per la pista Coca per poi tornare al Campo Scuola.

Lo sci alpinismo è un tipo di sport che prevede un’attrezzatura specializzata per poter essere svolto, e tutti i partecipanti alla gara sono tenuti a portare con loro le seguenti cose:

  • sci laminati con attacchi di sicurezza
  • scarponi con suola Vibram
  • pelli di foca
  • lampada frontale
  • casco protettivo

Le pelli al cambio devono essere infilate nella tuta chiusa.

Le premiazioni avverranno alle ore 20.00 presso il Ristoro Campo Scuola; verranno offerti cibo e bevande calde dagli organizzatori dell’evento.

Come iscriversi

La quota di iscrizione è di 15 euro. Ogni concorrente deve iscriversi direttamente sulla pagina degli organizzatori, ma sarà possibile iscriversi anche sul posto fino alle 17.30 con una quota di 20 euro. Il ritiro del pettorale avverrà presso il Ristoro Campo Scuola del Nevegal a partire dai giorni precedenti alla manifestazione. Il tetto massimo di partecipanti è stato fissato a 150.

Tutti i partecipanti vinceranno premi a sorteggio e gadgets.

Info: 3483206833

Fotografia di Andrea Bortolomei

 

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Vivere il Nevegal d’inverno

Se l’Alpe del Nevegal è stata ribattezzata “Terrazza sulle Dolomiti” ci sarà un perché!

Questo nome non poteva essere più azzeccato: il luogo in questione è infatti la zona sciistica veneta più vicina alla pianura, comodamente raggiungibile in pochi minuti dall’uscita dell’Autostrada A27 Venezia-Belluno e a soli 12 km dal centro di Belluno e dotata di un impianto di innevamento artificiale, che, diciamolo, in questa stagione invernale è una manna dal cielo.

Per chi non lo sapesse, l’Alpe del Nevegal è un altopiano fiancheggiato da tre cime: il Col Visentin (1763 m), il Col Toront (1673 m) e il Col Faverghera (1610 m) e grazie alla sua conformazione soddisfa le esigenze di tutti in ogni stagione, dalle famiglie ai ragazzi, dagli escursionisti agli amanti della natura, con hotel e strutture immersi nel verde.

Ma vediamo in particolare come trascorrere l’inverno in quest’alpe bellunese: nei vostri weekend sportivi potrete divertirvi sulle dieci piste da sci che sono raggiungibili grazie ai cinque impianti di risalita (2 seggiovie e 3 ski-lift): discesa libera con gli sci o con lo snowboard ed il divertimento è assicurato perché le piste sono di ottimo livello tecnico, adatte a tutti i tipi di sciatori, sia principianti che esperti. E anche se quest’anno la neve si sta facendo un po’ desiderare, non temete perché il comprensorio è dotato di un impianto di innevamento artificiale.

In Nevegal non manca l’attenzione ai più piccoli: un baby park dove i bimbi e la neve sono gli assoluti protagonisti, in cui maestri specializzati e animatori si occupano degli ospiti più piccoli, lasciando ai genitori la possibilità di qualche ora senza preoccupazioni, sciando oppure approfittando dei rinomati ristoranti e dei caratteristici rifugi presenti in zona che offrono la migliore cucina bellunese. Sono ben tre le scuole sciistiche presenti sull’Alpe: la Scuola sci Nevegal (0437/908104), la Scuola sci Valbelluna (340/4277789) e l’Asd Slalom Ski (335/8412669).

L’Alpe del Nevegal offre la possibilità di praticare scialpinismo con le pelli, sull’altipiano infatti si sviluppano 3 itinerari sci alpinistici: la salita Vallavia, la salita Erte e un ulteriore itinerario che compatta i primi due e consente di raggiungere il rifugio Brigata Alpina Cadore. Gli itinerari sciistici del Nevegal sono da considerare come dei veri e propri itinerari scialpinistici, che pur svolgendosi in un ambiente “addomesticato” dalla presenza delle piste sciabili, per lunghi tratti si snodano in zone selvagge, ben al di fuori del demanio sciabile; vi raccomandiamo quindi di prestare la massima attenzione e di informarvi preventivamente sulle variabili di rischio.

E’ possibile godere di escursioni con le ciaspole: noi vi suggeriamo di partire dalla Faverghera e di percorrere tutte le creste fino al Visentin, e vi diremo di più: l’itinerario è stupendo se fatto di notte armati di pila frontale. Gli amanti dello sci di fondo troveranno due aree complete di anelli per gli sci stretti in Località Pian dei Longhi e Faverghera.

Per restare aggiornati su quali sono le piste aperte ed i relativi impianti vi invitiamo a consultare la pagina apposita dell’Alpe del Nevegal, mentre per tariffe ed orari di apertura potete tenervi aggiornati qui.

E con questo articolo vi diamo anche una notizia: a partire da domani, venerdì 15 gennaio,  ritorna lo sci in notturna sul Colle: dalle 20:00 alle 22:30 la Coca Bassa sarà illuminata per l’apertura serale al pubblico!
Per l’occasione ripartono le promozioni che associano allo skipass un gustoso spuntino presso i ristori del Nevegal.

Insomma cari amici, come vi abbiamo spiegato nel Nevegal troverete tutte le opportunità per divertirvi e fare sport, non potete negare che i motivi per passare i vostri weekend invernali in Nevegal sono davvero moltissimi…è per questo che vi aspettiamo lì!

 

Fotografia di Web Dolomiti

 

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Notte di Natale

Ecco il video realizzato in occasione di Santa Claus is coming, la prima edizione del concorso di Natale firmato Adorable Belluno.

Il video è un cartone animato che si svolge sulle parole della favola che ha vinto il contest: Notte di Natale, scritta dai bambini della classe IV A elementare Mur di Cadola.

I protagonisti della storia ambientata a Belluno sono Babbo Natale e un bambino di nome Davide che si ritrova a fare da aiutante al suo idolo natalizio proprio nella notte più magica dell’anno.

La favola ha il gusto della semplicità che solo i bambini sono in grado di esprimere, e il video sviluppato da Larin è stato creato cercando di rispettare lo spirito della fiaba di Natale nella sua magia, freschezza ed essenzialità.

 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=ls1X9vo7MJI?rel=0]

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Un Natale speciale

La favola di Natale di Michaela Cinkova

C’erano una volta due ragazze di nome Miky e Lisa. Entrambe amavano il Natale. Con l’avvicinarsi di questa meravigliosa festa, tutte e due contenevano l’entusiasmo a fatica. Le due fanciulle vivevano a Belluno. Già da metà Novembre c’erano alberi di Natale dietro ogni angolo e le due amiche aspettavano con ansia che ci fossero decori natalizi dappertutto. Il Natale è il periodo più magico di tutto l’anno.

Tutti dovrebbero aprire i propri cuori, perdonare i torti subiti, lasciarsi trasportare dall’incantevole armonia ed essere più affettuosi. Purtroppo la Terra non sembrò favorevole a quell’idea e colpì Belluno con un violento terremoto. Per fortuna non ci furono vittime ma a tutti passò lo spirito natalizio che venne sostituito dall’ansia e dalla tristezza. Sembrava che quell’anno il Natale non si sarebbe festeggiato. Un giorno alle due amiche venne un’idea. Avrebbero potuto invitare tutti in Piazza dei Martiri e coinvolgerli in uno spettacolo preparato da loro due. Volevano trasmettere il vero senso del Natale,cioè far felice una persona con un pensiero che provenisse dal cuore. Così, si misero al lavoro e dopo diversi pomeriggi passati insieme a preparare tutto con cura, arrivò finalmente il grande giorno. Le due fanciulle decisero che tutto si sarebbe svolto la sera della vigilia in modo che tutte le persone, contagiate dalla magia e dalla felicità,potessero mangiare insieme il pranzo di Natale. Lisa iniziò a suonare “Happy Xmas” al piano e le parole cantate da Miky sciolsero tutti i cuori presenti. Alla fine della serata tutti gli abitanti ritrovarono la speranza, la fiducia e lo spirito natalizio perduti.

Le due amiche si abbracciarono soddisfatte, con il sorriso dipinto sul volto e come per magia iniziarono a cadere lentamente piccoli fiocchi di neve.