palazzo Fulcis
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Palazzo Fulcis, la dimora dell’arte a Belluno

La cerimonia di inaugurazione del nuovo museo Civico di Belluno è fissata per giovedì 26 gennaio, alle ore 17:30, presso il Teatro Comunale di Belluno. Al termine della stessa sarà possibile visitare il museo, nella nuova sede di Palazzo Fulcis con ingresso contingentato fino alle 22:00.
Inoltre fino al 5 febbraio l’entrata al nuovo Museo Civico di Belluno è gratuita.

Ospite d’eccezione Tiziano Vecellio con la sua Madonna Barbarigo, in mostra fino al primo maggio.

Adorable Belluno vi porta a conoscere più da vicino Palazzo Fulcis, posto nel cuore del centro cittadino, affacciato su via Roma, di fronte allo storico Teatro Comunale. Il palazzo settecentesco, un tempo dimora di una delle famiglie più in vista della città, ora appartiene a tutti i bellunesi ed è destinato a diventare il gioiello culturale delle Dolomiti.

Palazzo Fulcis la casa dell’arte a Belluno

Palazzo Fulcis ieri

Palazzo Fulcis deve il suo nome alla nobile famiglia bellunese Fulcis, attestata come residente in Belluno già dal Trecento ed iscritta al Consiglio dei Nobili dal 1512.
Poco si conosce sulla storia del palazzo nei secoli che precedono il Settecento, certo è che nel 1776 l’architetto Valentino Alpago Novello (1707-1793) si occupa, in occasione delle nozze di Guglielmo Fulcis con la contessa trentina Francesca Migazzi de Vaal, dell’ampliamento del palazzo.
Palazzo Fulcis viene arricchito con l’elegante e possente facciata su via Roma, vengono creati due monumentali portali di accesso e un imponente scalone. La dimora viene dotata inoltre di una grandiosa sala d’onore e gli spazi interni vengono impreziositi con decorazioni a stucco e straordinari pavimenti in seminato, a motivi rococò.

Palazzo Fulcis oggi

Oggi Palazzo Fulcis mantiene inalterato il fascino che lo ha contraddistinto nei secoli. Esso consta di tremila metri quadrati destinati allo spazio espositivo, distribuito su 5 piani e articolato in 24 sale espositive. Il lavoro di restauro, finanziato dalla Fondazione Cariverona  è stato affidato allo studio Arteco di Verona e ha visto la stretta collaborazione tra il curatore museale Denis Ton e l’architetto progettista Antonella Milani.
Ma veniamo al palazzo, cosa è cambiato del suo antico aspetto? Poco o nulla, poichè l’opera di restauro non solo ha mantenuto il più possibile inalterato l’aspetto originario di questa splendida residenza cittadina, ma anche ridato vita ad elementi dell’epoca. Oggi spiccano, più belli che mai, i delicati decori del piano nobile e gli affreschi che arricchiscono il soffitto del Grande Salone del secondo Settecento e gli affreschi di fine Ottocento, che animano altri ambienti del palazzo. Nel restauro del Fulcis sono stati recuperati anche i pavimenti con motivi rocaille e gli stucchi tardo barocchi.

Cosa c’è di nuovo? Di nuovo ci sono gli impianti di sicurezza e condizionamento, una nuova scala principale ed un ascensore, tutto trasparente per accedere ad ogni piano. Interventi necessari all’adeguamento funzionale del nuovo Museo Civico di Belluno.

Opere e artisti del Museo Civico di Belluno

Come avete potuto capire Palazzo Fulcis è già di per sé un’opera d’arte e riuscire ad inserire l’intera collezione del Museo Civico di Belluno, che consta di ben 600 opere, in degli spazi così fortemente connotati, non è stata un’impresa semplice.
La stessa struttura del palazzo obbliga ad un percorso museale non sempre rettilineo, anche se altamente suggestivo, potete starne certi.

Quali sono le opere che si possono ammirare tra le stanze del Fulcis?

Il Museo Civico di Belluno conserva delle splendide collezioni, a cominciare dalla collezione Zambelli: una delle più importanti raccolte di porcellane del Settecento del Veneto. La collezione di gioielli Prosdocimi Bozzoli, i bronzetti e le placchette del conte Florio Miari, donate al museo dal figlio Carlo, le matrici xilografiche della tipografia Tissi, e le raccolte grafiche, tra le quali spiccano i disegni di Andrea Brustolon, i lavori di  Diziani, fino ai fogli di Demin e Paoletti. E poi ancora le stampe da collezione, tra le quali c’è il fondo Alpago-Novello che consta di oltre 1400 fogli.

Ma chi sono gli artisti della collezione museale bellunese? Andiamo per ordine e vediamo se ne conoscete qualcuno.

Quattrocento e Cinquecento

In questa splendida dimora dell’arte vivono, attraverso le loro opere, due bellunesi attivi nel Quattrocento e Cinquecento, sono Simone da Cusighe e Matteo Cesa, poi c’è Jacopo da Montagnana, ritenuto uno degli artisti più importanti per la diffusione, nella terraferma veneta, del linguaggio rinascimentale di Giovanni Bellini e Antonello da Messina.  Vi suonano familiari questi nomi? Allora conoscerete di certo anche Pomponio Amalteo, Domenico Tintoretto, Bernardino Licinio, Francesco Frigimelica o Palma il Giovane.

Seicento, Settecento e Ottocento

Nelle stanze del secondo piano del Museo Civico di Belluno si possono incontrare alcune tra le personalità più importanti che popolano il museo e allo stesso tempo approfondire i temi conduttori nodali per la storia dell’arte a Belluno.

Per quanto riguarda il tema del paesaggio, gli artisti chiave di questi tre secoli sono Marco Ricci, Antonio Diziani, Giuseppe Zais, fino a Ippolito Caffi e Alessandro Seffer.
Belluno è stata anche terra di scultori del legno, tra i quali spiccano Valentino Panciera Besarel e il più famoso Andrea Brustolon.
L’esposizione prosegue con la scultura dell’Ottocento e con le opere di tematica risorgimentale e ritrattistica.

I bellunesi dal Cinquecento all’Ottocento

Sempre al secondo piano di Palazzo Fulcis e più precisamente in uno dei corridoi coperti che si affacciano sul cortile, è esposta la raccolta di tavolette votive della chiesa di Sant’Andrea, che ci porta indietro nel tempo, alla scoperta della grande devozione ma anche dei costumi del popolo bellunese.

Sebastiano Ricci

Sebastiano Ricci è la star del Museo Civico. Nato a Belluno nel 1659, durante la sua vita ha lavorato da nord a sud Italia, ma anche in Inghilterra e Francia.

Osservare i dipinti di Sebastiano Ricci ci permette di fare un viaggio a ritroso nella pittura europea, dalla stagione barocca a quella rococò. Al museo sono esposte La Pazienza di Giobbe, un’opera del Seicento, il Riposo durante la fuga in Egitto, espressione di uno stile nuovo e più libero, probabilmente del periodo inglese, La Testa della Samaritana, proveniente dal perduto ciclo  di villa Belvedere a Belluno datata 1718 e Il satiro e la famiglia del contadino, opera questa della produzione matura, caratterizzata dalla maniera “di tocco” sviluppata da Ricci.
Altre tre opere del pittore bellunese, conservate al Museo Civico, esulano però dal percorso museale e sono esposte al terzo piano, in attesa di tornare nella loro sede originale, vale a dire il camerino Fulcis. Esse sono la monumentale Caduta di Fetonte, l’Ercole e Onfale e l’Ercole al bivio.

Breve Storia del Museo Civico di Belluno

La storia del Museo Civico di Belluno inizia nell’anno 1872 quando il medico bellunese Antonio Giampiccoli decide di donare alla comunità la sua raccolta di dipinti, su tavola e su su tela. A questa si aggiunse presto un’altra donazione, quella di Carlo Miari che decise di regalare l’intera raccolta del padre Florio che consta di bronzi, medaglie, placchette, monete, sigilli, manoscritti e libri.

Ad essere sinceri la prima vera collezione del Museo Civico Bellunese risale al 1837 quando a Belluno venne istituito il Gabinetto Provinciale Naturalistico della Provincia, poi Gabinetto di Storia Naturale e Industria Patria, con le raccolte naturalistiche del medico e botanico bellunese Alessandro Francesco Sandi, cui si aggiunsero quelle zoologiche di Angelo Doglioni.

Nel 1876 venne istituita la Commissione Provinciale Conservatrice dei monumenti d’arte ed antichità di Belluno e Osvaldo Monti venne nominato ispettore agli scavi e ai monumenti. Per l’esposizione della raccolta civica, una delle più antiche del Veneto, venne scelto il palazzo del Collegio dei Giuristi, in piazza Duomo, che fino ad oggi è rimasta la sede del Museo Civico di Belluno.

Negli anni a seguire la collezione del Museo Civico è andata ampliandosi, grazie a donazioni e acquisizioni.

Foto di Andrea De Martin

Madonna Barbarigo
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La Madonna Barbarigo dell’Ermitage in mostra a Belluno.

La mostra La Madonna Barbarigo dell’Ermitage è un evento di grande rilevanza, non solo perché accompagna la riapertura del Museo Civico di Belluno, in uno dei palazzi più belli della città, ma soprattutto perchè porta il capolavoro di Tiziano nella sua terra natale.
Sono passati 167 anni da quando il dipinto lasciò i confini italiani e ora torna tra le Dolomiti, tra quei paesaggi che videro nascere il genio di Tiziano.

Il soggetto dipinto da Tiziano nel quadro la Madonna Barbarigo è importante per la sua grande espressività cromatica, ma soprattutto perché rappresenta un modello devozionale  elaborato dal Maestro, replicato e copiato nei secoli successivi, fin oltre il XVI secolo.

La mostra bellunese La Madonna Barbarigo dell’Ermitage è l’occasione per mettere a confronto il capolavoro del museo di San Pietroburgo, con altre due opere. La prima è una versione autografa del soggetto, proveniente dal Museo di Belle Arti di Budapest, dal titolo la Madonna con il Bambino e san Paolo, mentre l’altra è la Madonna con il Bambino e Santa Caterina, una delle più significative repliche di bottega, conservata alle Gallerie degli Uffizi a Firenze.

La mostra La Madonna Barbarigo dell’Ermitage vuole essere un omaggio al pittore cadorino, alla sua terra d’origine e un grande regalo per tutti i bellunesi.

Madonna Barbarigo storia di un dipinto.

La storia del dipinto la Madonna Barbarigo inizia a Venezia, intorno alla metà del 1500.
Nella meravigliosa città lagunare e più precisamente in Calle dei Biri, vive un importante pittore italiano. Il suo nome è Tiziano VecellioTutti voi conoscete il pittore cadorino, maestro del colore.

Cosa faceva Tiziano a Venezia? Dovete sapere che a metà del XIV secolo egli era un pittore affermato. Conosciuto e amato dai potenti dell’epoca, che gli commissionavano importanti lavori, Tiziano era anche un accorto titolare di bottega.

Tiziano aveva un figlio, il suo nome era Pomponio Vecellio, ed è proprio lui che nel 1581 vende la casa del padre, morto nel 1576, ad un nobile veneziano: Cristoforo Barbarigo. Il Barbarigo compra la casa e tutto ciò che essa contiene, anche i quadri del maestro. Proprio tra questi c’è la tela raffigurante la Vergine con il Bambino e Maria Maddalena, che prese poi il nome di Madonna Barbarigo.

I Barbarigo vivevano nel palazzo Barbarigo della Terrazza, che nel Settecento divenne uno dei luoghi di maggiore attrazione culturale a Venezia. Uno scrigno che conteneva una delle collezioni d’arte più famose del tempo, grazie soprattutto alla presenza dei diversi lavori del maestro cadorino.

Gli anni passano e gli eredi di Cristoforo decidono di vendere l’intera raccolta, tanto cara al loro avo e così nel 1850 lo zar Nicola I acquista l’intera collezione veneziana.
La Madonna Barbarigo arriva all’Ermitage a San Pietroburgo, dimora dei Romanov fino al 1917. Qui l’opera viene ridipinta con un pesante strato giallognolo, che ne compromette il giudizio sulla sua qualità.

Madonna Barbarigo oggi

Oggi la Madonna Barbarigo è conservata nelle sale del museo russo, restaurata dallo specialista dell’Ermitage Serghej Kisseliov che è riuscito a riportarla all’antico splendore.
Il quadro, in mostra come dicevamo a palazzo Fulcis, dal 27 gennaio al 1 maggio 2017, è un capolavoro della maturità di Tiziano.

I colori utilizzati dal maestro sono intensi, donano vita alle figure e definiscono la bellezza dei particolari. Il viso della Madonna, dalla pallida carnagione rosa, risalta nella cornice celeste del suo velo. Il velo stesso segna il passaggio perfetto dall’ombra alla luce, in una resa perfetta della profondità. Ma quante tonalità di blu servono per creare il mantello della Madonna Barbarigo? Tiziano ne ha usate tre, una diversa dall’altra.

Il fondo del quadro è realizzato con una mistura di pigmento terroso e ferroso (ocra) e biacca. L’imprimitura invece è assente, gli strati di colore sono stati applicati direttamente sul fondo e legati insieme con olio di semi di lino.

 

La mostra La Madonna Barbarigo dell’Ermitage, curata da Irina Artemieva e Denis Ton, è promossa dal Comune di Belluno, grazie alla disponibilità del museo dell’Ermitage, al sostegno della Fondazione Cariverona e alla collaborazione di Ermitage Italia.

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Oggi visitiamo Villa Corte, a Mier

“Un vero tunnel di verde che sale verso la villa”. Con queste parole lo storico, architetto e urbanista A. Alpago Novello definiva la carpinata che porta a Villa Corte, nella frazione di Mier.

La villa, oggi conosciuta come Hotel Carpenada, risale al Seicento ed è stata costruita per essere la residenza estiva del vescovo Giulio Berlendis.
Il vescovo Berlendis ha amministrato la diocesi bellunese per quarant’anni (la nomina ufficiale è del 6 ottobre 1653) ed è noto per aver arricchito le chiese della provincia con numerose opere d’arte. Le più famose tra queste sono i portali in bronzo del Duomo di Belluno.

Gli inquilini di Villa Corte

Dopo la morte del vescovo Berlendis, nel 1693, Villa Corte ha cambiato molti proprietari.
I Corte, famiglia da cui la villa prende il nome, ci hanno vissuto nell’Ottocento.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, la villa è stata occupata dai tedeschi, che l’hanno trasformata in caserma, destinata soprattutto ad ospitare i paracadutisti reduci dalla battaglia di Montecassino.

Nel 1945 Villa Corte è passata in mano alla Chiesa che l’ha destinata a rifugio per una colonia di profughi di San Donà di Piave.

Dal 1961 Villa Corte è diventata un vero e proprio hotel, inaugurato dall’Azienda Bellunese Alberghiera.

Villa Corte

La villa è molto grande, sporge in posizione dominante, ha una facciata simmetrica, caratterizzata da due timpani. Svettano verso il cielo due snelli camini.
Villa Corte presenta le caratteristiche tipiche delle ville costruite nel Seicento, priva di colonne ed ornata da pochi capitelli.
L’ingresso del giardino interno è caratterizzato da un patio realizzato in pietre e calcestruzzo con due scalinate e circondato da un serraglio in ferro battuto intervallato da statue e capitelli.

L’articolo si basa sulle informazioni provenienti da Belluno, storia e Architettura a cura di G. de Bortoli, A. Moro  e F. Vizzutti.

L’immagine è uno scatto di @silvialanza

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La chiesa di San Martino a Bes

Lo sapevate che tra le mura della chiesa di San Martino a Bes, nella mensa dell’altare, è stata custodita per anni una piccola scodellina di vetro verde?
Un oggetto di poco conto direte voi, ma dovete sapere che questo piccolo piatto conteneva qualcosa di veramente prezioso. Un foglio di carta, che presto si è scoperto essere un documento molto importante, oggi conservato nell’archivio della parrocchia.

Ecco cosa c’è scritto: “il 4 maggio 1514, io Antonio Santomaso (?), arcivescovo di Arpasia, ho consacrato questa chiesa e questo altare in onore di San Martino, con la concessione di una indulgenza di 40 giorni”.
Poche righe, scritte di pugno da un arcivescovo, grazie alle quali riusciamo a sapere che la chiesa di Bes era già stata eretta alla primavera del 1514.

Si cela però un mistero dietro la figura di Antonio Santomaso, chi era egli in realtà?
Sappiamo che il vescovo di Belluno, dal 1509 al 1527 era Galeso Nichesola e quindi Antonio potrebbe essere stato un suo ausiliare, un vescovo “suffraganeo” per usare la terminologia dell’epoca. Ma l’identità del consacratore della chiesa di San Martino a Bes resterà per sempre un punto interrogativo, poiché il suo nome non compare in nessun altro documento dell’epoca.

Scopriamo più da vicino la chiesa.

Osservando l’esterno della chiesa notiamo che la facciata principale è in marmorino bianco, in piacevole contrasto con il campanile, che è invece lavorato a raso sasso. Il portale è in pietra.
La chiesa ha subito dei restauri col passare dei secoli, ma sono ancora visibili le forature preesistenti sul fronte laterale sud, mentre su quello a nord restano i segni, appena visibili, di un’apertura che dava, probabilmente, in una nicchia di altare minore.
Sul retro della chiesa c’era un grande occhio, oggi murato. Infine il campanile è stato alzato di circa 80 cm con i lavori dell’ultimo restauro, nel 1981.

Anche l’interno della chiesa è stato restaurato ma presenta una pregiata conservazione dei materiali originali. La navata a rettangolo irregolare deve la sua forma ai diversi interventi, sviluppati nel corso dei secoli, per accogliere più fedeli. L’altare e l’ambone per le letture risalgono all’ultimo restauro, così come la mensa la quale però è stata scolpita nella pietra del vecchio altare.

Tra le opere d’arte che la chiesa di San Martino conserva ci sono un affresco del XVI secolo con la Vergine in trono, tra due santi e l’altare in legno che risale al Seicento, adornato da una pala raffigurante la Vergine con bambino in gloria e i santi Martino e Antonio Abate. In basso le immagini dei due offerenti. Autore di quest’opera è Francesco Frigimelica il Vecchio.

Non trovate anche voi che sia affascinante viaggiare nella storia, seguendo gli indizi che i nostri avi ci hanno lasciato? Forse un giorno riusciremo a scoprire chi era in realtà Antonio Santomaso, per ora ci basta godere della bellezza di questa piccola chiesa e delle opere d’arte che essa conserva.

L’articolo si basa sulle informazioni provenienti da Belluno, storia e Architettura a cura di G. de Bortoli, A. Moro  e F. Vizzutti e dalla Regione Veneto.

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La fiera di San Martino e gli altri eventi del fine settimana

Il weekend che si sta avvicinando è uno dei più attesi dell’anno; in occasione della festa del Santo Patrono di Belluno, venerdì 11 novembre 2016, gli eventi che animeranno la nostra Adorable Città saranno davvero molti, a partire dalla famosa fiera di San Martino, fino allo Street Food e alla movimentatissima Notte di San Martino. Non crederete mica che sia finita qui? Ecco il programma completo!

 

Venerdì 11 novembre, il giorno di San Martino

Nel giorno del Santo Patrono di Belluno, si terrà la solenne celebrazione presso la Basilica Cattedrale alle ore 10.00 della mattina. Alle ore 11.30, invece, ci sarà la consegna del Premio San Martino a Clio Zammatteo presso il Teatro Comunale.

A partire dalle ore 19.00 il centro di Belluno si scatenerà con la terza edizione de La Notte di San Martino organizzata da Bellunolanotte, in collaborazione con i bar e locali del centro storico.

Ma in cosa consiste questa notte bianca? Musica live, dj set ed enogastronomia è il ricco menù che sarà offerto dai locali del salotto bellunese, con l’obiettivo di riportare la gente (bellunesi e non) a vivere il luogo più bello e caratteristico della nostra città.

Dalle ore 19.00 si comincerà con un aperitivo itinerante, in cui  ogni locale proporrà un intrattenimento diverso, si proseguirà fino a tarda serata a passeggio tra le caratteristiche vie del centro storico di Belluno, degustando qualche cicchetto insieme a un buon bicchiere di vino  il tutto accompagnato dalla buona musica! Ecco il programma completo, con i locali coinvolti e la musica dal vivo. 

 

Sabato 12 novembre

Da sabato 12 a domenica 13 novembre, nellambito della Fiera di San Martino di Belluno, tornerà lo Street Food! Lo Street Food Village sarà posizionato in Piazza Piloni e quest’anno consisterà in una vera e propria finale di un tour, dove undici fuoriclasse del cibo di strada dimostreranno il loro valore. Saranno presenti decine di specialità da tutta Italia e dal mondo per far degustare alle migliaia di persone previste i cibi di strada più tradizionali e genuini. in Piazza Piloni sarà possibile assaggiare anche i prodotti delle eccellenze del Parco delle Dolomiti bellunesi e dell’Unione Montana; gli stand streetfood, quelli con la tendina, saranno aperti sabato dalle 17 alle 24 e domenica dalle 8 alle 22.

Nella giornata di sabato, alle ore 18.00, vi invitiamo all’anteprima di Spade delle Dolomiti, il primo evento interamente dedicato alla riscoperta delle spade prodotte nel distretto bellunese del ferro. L’evento si svolgerà tra Piazza Duomo e Palazzo dei Rettori, all’interno dei festeggiamenti per il patrono Martino, non a caso scelto dato che è il santo con la spada. Una sorpresa scintillante e fragorosa, accompagnata dalle voci del sestetto vocale femminile Esafonia, animerà la piazza concludendosi nel magnifico salone del palazzo che oggi ospita la Prefettura. Un’anteprima da non perdere per riscoprire un passato glorioso e da valorizzare. Per maggiori informazioni vi invitiamo a visitare la pagina Facebook. 

Vi segnaliamo anche due eventi che avranno luogo entrambi alle 21.00 di sabato 12 novembre:

Presso la Basilica Cattedrale, il Messiah di G.F. Handel con l’Orchestra Dolomiti Symphonia e la Polifonica B. Marcello.

Presso il Teatro San Gaetano di Castion, sempre alle 21.00, “Donne come te… o quasi“, con l’Associazione Culturale Teatro à la coque:  un recital divertente e brillante che porta in scena diversi modi di essere donna quali la suora assatanata, la moglie indolente, la logorroica e l’apprensiva, la prostituta di classe, la tenera mamma. Evento a cura della Pro Loco Pieve Castionese , all’interno della Rassegna teatrale Cinque vie.

Domenica 13 novembre

La Fiera Mercato di San Martino, o Sagra di San Martino, coincide storicamente con la fine dell’annata agraria: testimonianze storiche la datano fin dal Trecento, seppure con carattere più specificamente di commercio di bestiame.

Per tutto il giorno, il centro storico ospiterà le bancarelle che offriranno una vasta gamma di articoli e tante curiosità. In Piazza Mercato sarà presente il mercatino dell’antiquariato, “Cose di Vecchie Case”, manifestazioni enogastronomiche e le tradizionali castagnate a fare da cornice.  Oltre cento operatori propongono prodotti agroalimentari, biologici, artigianali e tradizionali, animali, fiori e piante di ogni tipo. Per i bambini ci sono giocattoli, pupazzi, palloncini e gonfiabili. Non mancano i punti di ristoro con somministrazione di cibi e vivande.

Vi invitiamo a non perdervi il concerto in onore di San Martino del Complesso Bandistico Città di Belluno, alle ore 10.45 in Piazza Duomo. E vi ricordiamo anche che per tutta la giornata sarà presente lo Street Food in Piazza Piloni!

Vi ricordiamo infine che dal 7 al 13 novembre sarà possibile visitare, presso Palazzo Crepadona, l’esposizione di tutte le statue che hanno partecipato all’Ex tempore di Scultura con i seguenti orari: dal lunedì al sabato dalle ore 10.00-12.30 e 15.00-18.00, mentre venerdì 11 e domenica 13 ad orario continuato.

Dall’8 novembre al 4 dicembre, sempre presso Palazzo Crepadona, si terrà anche la mostra “An de la Fan, Belluno invasa“.

 

Molte di queste iniziative fanno parte di “Benvenuto San Martino”, il cartellone di eventi in programma a Belluno nel mese di novembre, nell’ambito dei festeggiamenti per il Santo Patrono della città. Scopri il programma completo!

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Con la “Caminada” Via Sottocastello diventa un percorso d’arte

Avete già fatto una passeggiata in Via Sottocastello, a Belluno? Se non lo avete ancora fatto, ve lo consigliamo vivamente: la via è stata decorata con dipinti murali che come soggetto hanno un prezioso edificio scomparso. Sapete quale? 

Per la riqualificazione della Via Sottocastello si è pensato di decorare la via con dipinti che avessero come soggetto il palazzo denominato la “CAMINATA”, edificio ormai scomparso che è stato uno dei palazzi più prestigiosi della storia architettonica e urbanistica della città.

Si prevede dunque la realizzazione di 5 murales disseminati sui vari edifici della via, di piccole dimensioni, che abbiano come soggetto il suddetto palazzo e i lacerti d’affresco da esso provenienti che sono oggi raccolti e custoditi nelle collezioni del Museo Civico

I soggetti rappresentati in Via Sottocastello da Marta Farina

Vediamo insieme nello specifico che cosa è stato rappresentato sui muri di Via Sottocastello attraverso le parole di Marta Farina, l’artista curatrice del progetto:

I soggetti scelti sono ovviamente presi da immagini pervenute sino a noi, immagini che ho raccolto e selezionato studiando i vari testi sulla Caminata reperibili presso la Biblioteca Civica. La prima immagine, la più importante della serie che verrà realizzata, vedrà appunto riprodotto fedelmente il disegno preparatorio di Melchiorre Toller realizzato nel 1835 circa e denominato “Facciata del Palazzo dell’Antico consiglio de’Nobili a Belluno”.

Negli altri 4 murales da realizzarsi ho scelto invece di riprodurre fedelmente e senza alcuna interpretazione dei soggetti, alcuni lacerti d’affresco conservati presso il Museo Civico. Nel palazzo v’erano alcuni cicli d’affreschi realizzati da Pomponio Amalteo e da Jacopo Da Montagnana: di entrambi gli artisti non restano che alcuni piccoli lacerti delle decorazioni parietali e sono proprio alcuni di questi lacerti che intendo riprodurre sulle pareti.  Si tratta, nel caso dei lacerti, di soggetti umani: verranno quindi riprodotti visi e teste di uomini e donne.

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Il progetto “La Caminada” è a cura di Marta Farina per il Comune di Belluno.

 

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C’era due volte un cuore

Debutta la nuova produzione di Tib Teatro: dal 10 al 12 maggio al teatro Comunale di Belluno

 

Martedì 10 maggio alle ore 10 al Teatro Comunale di Belluno debutta C’era due volte un cuore, il nuovo spettacolo firmato da Daniela Nicosia che vedrà come interpreti Susanna Cro e Labros Mangheras; le scene sono di Marcello Chiarenza, disegno luci e suono di Paolo Pellicciari.

Ultimo appuntamento con gli spettacoli della 23 esima Stagione Comincio dai 3 – realizzata da Tib Teatro in collaborazione con la Fondazione Teatri delle Dolomiti e la direzione artistica di Daniela Nicosia – dedicati alle scuole, C’era due volte un cuore è pronto per incantare tutti i bambini dai 3 anni in su.

Nella storia due teneri personaggi aspettano con fiducia… coltivano la loro attesa come un campo, certi che prima o poi una nuova pianta nascerà, un nuovo orizzonte si dispiegherà, un nuovo paesaggio accoglierà la loro speranza. E’ l’amore a sostenere la loro attesa, unitamente a quello per le piccole cose di cui è fatta la vita, che pur tra temporali e soffi di vento improvvisi, permette alla luce di tornare dopo il buio della notte, al sole di alimentare ogni giorno la nostra attesa…

Chi aspettano? Aspetta anche tu con loro e lo scoprirai a fine spettacolo!

LO SPETTACOLO

Oggetti compongono, poco alla volta, lo spazio scenico, piccole magie, tenere musiche, ci incantano, mentre da una finestra sospesa… guardiamo fuori, sempre in attesa di un futuro migliore, della meraviglia, della bellezza che verrà. Sì verrà!

LA RICERCA

Intensamente poetiche, le illustrazioni di Les amoureux di Raymond Peynet, sono state la fonte primaria per questo spettacolo dedicato ai più piccoli. Una, drammaturgia visiva che muove da quelle immagini lievi, permeate di delicatezza, e compone in scena un universo surreale, all’insegna della tenerezza e della fiducia nell’amore.

 

Lo spettacolo sarà in replica mercoledì 11 e giovedì 12 maggio sempre alle ore 10.

 

Produzione Tib Teatro

Drammaturgia e regia Daniela Nicosia

Interpreti Susanna Cro e Labros Mangheras

Voce narrante Maria Sole Barito

Scene Marcello Chiarenza

Luci e Suono Paolo Pellicciari

Costumi Giorgio Tollot

Assistente alla regia Isabella De Biasi

Assistente alle scene Sara Andrich

Costruzione scene Luigi Bortot

Editing Fabio De Min

Foto di scena Fabio Barito

PRENOTAZIONI

PRENOTAZIONI 0437 950555 / 334 6620926

BIGLIETTI intero 6 euro, ridotto 5 euro

BIGLIETTERIA TEATRO COMUNALE 10, 11, 12 maggio

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Valorizziamo il nostro patrimonio con la settimana degli archivi

Al via la Settimana degli archivi a Belluno, dal 14 al 19 marzo 2016. Un’ottima occasione per visitare il prezioso Archivio Storico di Belluno, con la possibilità di vedere la sala multimediale dedicata alla storia della Grande Guerra a Belluno dal titolo:“AN DE LA FAN: Belluno invasa 1917-1918”. 

Da lunedì 14 a sabato 19 marzo con lo slogan “Ispirati dagli Archivi”, l’Associazione Nazionale Archivistica italiana promuove una settimana di eventi per fare conoscere ai cittadini la ricchezza del patrimonio archivistico del nostro Paese.

L’Archivio storico del Comune di Belluno, aderendo all’iniziativa, dal 14 al 19 marzo, invita a trascorrere un po’ di tempo tra i tesori archivistici custoditi presso la sede di via Marisiga o visitando il sito web all’indirizzo http://archivio.comune.belluno.it/

L’Archivio Storico di Belluno opera da oltre un trentennio favorendo e promuovendo lo studio della storia locale e rappresenta uno dei rari Archivi Storici di comuni italiani dotato di struttura dedicata aperta al pubblico con ampio orario giornaliero e sito web.
Conserva oltre 8.000 pezzi riferiti alla storia della Città e del territorio bellunese, variamente esteso a livello provinciale, dagli anni ’70 del secolo XIV sino ad oggi, dall’epoca di amministrazione viscontea e veneziana prima, poi napoleonica e austriaca e infine dell’Italia unita.

Custodisce anche alcuni archivi aggregati e privati prodotti da enti o da persone che hanno operato nell’ambito territoriale, come quello del Teatro Sociale, dell’Asilo Cairoli, della Società dei Reduci delle Patrie Battaglie, del Corpo Volontari Alpini di Feltre e Cadore, del mobiliere Luigi Scremin, dell’arch. Mario Dal Mas, di Virginio Andrea Doglioni, storico e cultore d’arte e insigne patriota, di Ferruccio Vendramini storico e pubblicista bellunese, del fotografo professionista Edi Bogo.

Una copiosa fototeca, digitalizzata per oltre 4.000 esemplari, crea un grande archivio fotografico della memoria dei Bellunesi, che viene continuamente arricchito con nuove istantanee grazie a prestiti temporanei o a donazioni di privati.

Presso la sede di Marisiga sarà visionabile anche la storia multimediale della Grande Guerra a Belluno “AN DE LA FAN: Belluno invasa 1917-1918”, ideata e realizzata per le scuole superiori in collaborazione con Stefano De Vecchi, introduzione alla copiosa documentazione archivistica posseduta dall’Archivio storico e da privati.

Un progetto che vale veramente la pena di essere visionato, realizzato con programmi appositamente sviluppati, caricato in totem, touch screen e proiettori con  ampio ricorso  all’ipermedialità.

In occasione della Settimana degli Archivi, dal 14 al 19 marzo, l’orario di apertura dell’Archivio sarà ampliato: dal lunedì al sabato dalle 8.30 alle 13.30.