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Un Natale speciale

La favola di Natale di Michaela Cinkova

C’erano una volta due ragazze di nome Miky e Lisa. Entrambe amavano il Natale. Con l’avvicinarsi di questa meravigliosa festa, tutte e due contenevano l’entusiasmo a fatica. Le due fanciulle vivevano a Belluno. Già da metà Novembre c’erano alberi di Natale dietro ogni angolo e le due amiche aspettavano con ansia che ci fossero decori natalizi dappertutto. Il Natale è il periodo più magico di tutto l’anno.

Tutti dovrebbero aprire i propri cuori, perdonare i torti subiti, lasciarsi trasportare dall’incantevole armonia ed essere più affettuosi. Purtroppo la Terra non sembrò favorevole a quell’idea e colpì Belluno con un violento terremoto. Per fortuna non ci furono vittime ma a tutti passò lo spirito natalizio che venne sostituito dall’ansia e dalla tristezza. Sembrava che quell’anno il Natale non si sarebbe festeggiato. Un giorno alle due amiche venne un’idea. Avrebbero potuto invitare tutti in Piazza dei Martiri e coinvolgerli in uno spettacolo preparato da loro due. Volevano trasmettere il vero senso del Natale,cioè far felice una persona con un pensiero che provenisse dal cuore. Così, si misero al lavoro e dopo diversi pomeriggi passati insieme a preparare tutto con cura, arrivò finalmente il grande giorno. Le due fanciulle decisero che tutto si sarebbe svolto la sera della vigilia in modo che tutte le persone, contagiate dalla magia e dalla felicità,potessero mangiare insieme il pranzo di Natale. Lisa iniziò a suonare “Happy Xmas” al piano e le parole cantate da Miky sciolsero tutti i cuori presenti. Alla fine della serata tutti gli abitanti ritrovarono la speranza, la fiducia e lo spirito natalizio perduti.

Le due amiche si abbracciarono soddisfatte, con il sorriso dipinto sul volto e come per magia iniziarono a cadere lentamente piccoli fiocchi di neve.

 

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Babbo Natale a Belluno

La favola di Natale di Serena Savi

Babbo Natale arrivò a Belluno per il consueto giro di distribuzione dei regali.

Mentre stava visitando la casa di Michelino, la sua renna se ne andò per fare una passeggiata per la città con il micio del piccolo. Il bambino e Babbo Natale decisero quindi di cercare i due fuggiaschi. Arrivarono al parco Città di Bologna, vi trovarono solamente un folletto tutto rosso, era il Mazarol!

Michelino non ne aveva mai sentito parlare. Egli gli spiegò chi fosse, gli raccontò del dispiacere che provava dato che nessuno credeva più in lui. Infine disse loro di aver visto i due animali dirigersi verso le rovine del Castello. Giunti sul luogo, i nostri eroi videro un fantasma, il quale raccontò loro la propria storia. Aveva deciso di trasferirsi a Belluno dal Regno Unito, perché la roccaforte in cui viveva aveva troppi spifferi. In seguito disse loro che aveva visto i due malandrini dirigersi verso la stazione, quindi li salutò. Arrivati al parco della stazione incontrarono la strega Amaranta, la donna gli raccontò di abitare proprio lì, ma di essere molto delusa, dato che un tempo tutti la temevano, ora invece nessuno sapeva della sua esistenza. Successivamente, la maga confermò di aver visto le due bestiole e di averle sentite dire di voler cercare la Befana, quest’ultima infatti viveva in incognito vicino Piazza dei Martiri.

A Babbo Natale la notizia non piacque per nulla, infatti la donna era stata sua fidanzata durante le guerre napoleoniche. Lei però lo aveva lasciato per San Niccolò. Lui per ripicca aveva messo in giro dei pettegolezzi su di lei, dicendo che fosse talmente cattiva da trasformare in “zoc” tutti i bambini che l’avrebbero aspettata svegli. Arrivati a casa della donna, i nostri eroi ritrovarono i lori amici e li rimproverarono.

Alla fine tutto si risolse al meglio. Babbo Natale poté terminare il proprio giro di visite e Michelino tornò a casa con il micio, senza che i suoi genitori venissero a scoprire nulla.

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Il Natale di Toni

La favola di Natale di Alice C.

Un minuscolo cappello a punta rosso spuntò fra i ruderi del vecchio castello; sotto due occhi grandi e scuri si muovevano freneticamente. Era Geppo il folletto della città di Belluno che se ne stava rintanato a seguire il concitato via vai di gente nel giorno della vigilia di Natale: fugaci saluti, pacchi, pacchetti, baci e auguri a preannunciare la festa imminente.

Stava scendendo la sera e il pensiero di Geppo si spostò su Toni, quel vecchio burbero che tutte le mattine, di buon’ora, solcava il marciapiede con vista sul Piave, borbottando fra sé e sé.

Avrebbe voluto tanto rendere speciale il Natale a quell’uomo solo, così decise di fargli un regalo. Fra le sue cose scelse una scatolina intagliata nel legno di cirmolo e la avvolse in una scintillante carta rossa con un biglietto che diceva “Buon Natale Toni”.

Quella notte scese la neve a rendere ancora più magica l’atmosfera del Natale. Geppo di primo mattino attraversò la strada per appoggiare il suo regalo sul marciapiede, poi ritornò nel suo nascondiglio e aspettò l’arrivo di Toni.

L’uomo non tardò e quando si imbatté sul pacchetto che spiccava sulla neve bianca si fermò e lo raccolse. Era per lui! Chi mai poteva aver avuto un pensiero così gentile? Emozionato lo scartò, le mani gli tremavano, aprì la scatoletta e ne uscì una dolce melodia natalizia.

Due grosse lacrime rigarono il viso rugoso di Toni, vecchi ricordi di gioventù affiorarono. Era il Natale più bello che mai avesse sognato.

 

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Tutti, abbiamo bisogno di credere alla magia del Natale

La favola di Natale di Tatiana

C’era una volta….in una casa ai piedi del Nevegal, poco lontana dalla chiesa di San Mamante, una coppia di fratellini. Alice aveva 8 anni e credeva alle favole…Tommaso,ne aveva 6 e non credeva a nulla, fin quando una sera di Natale…Un minuscolo pettirosso bussò con il beccuccio sul vetro della loro cameretta. Alice corse alla finestra e l’aprì, Tommaso si svegliò vedendo la sorella vestirsi in fretta, e le chiese dove stesse andando.“Sciii,vado alla chiesa di San Mamante, fai silenzio” rispose. E Tommaso le chiese il perché…“Perché il pettirosso mi ha detto di seguirlo fin lì, te lo dicevo io che la notte di Natale gli animali parlano con i bambini!” Ma io non ci credo…disse Tommaso, “allora seguimi”, rispose Alice. E si incamminarono in silenzio, mentre tutti in casa dormivano profondamente.

Arrivati alla chiesetta,e trovando il pettirosso su di un ramoscello di pino, i due fratellini furono accolti da un magnifico corteo di animali: un leprotto ed una volpe, un lupo ed un giovane cervo. Alice stupefatta, disse, “vedi…la notte di Natale sono tutti amici!” Il giovane cervo si avvicinò e porse ai bambini un piccolo cesto, dicendo loro che al suo interno c’erano i regali che avevano chiesto. Alice, prese il cesto ringraziando il signor cervo. Fu così che i due fratellini accolti da stupore e gioia, trovarono al suo interno,i biscotti alle noci della nonna Lisa,due burattini di legno fatti dal nonno Peppe,e un guinzaglio di cuoio come quello del loro cagnolino Teo…tutti se n’erano volati in cielo mesi prima.

Presero il cesto, salutando il corteo di animali, e tornando verso casa, mentre iniziava a nevicare, Tommaso chiese a sua sorella che cosa avesse desiderato, Alice rispose, che voleva sapere che i suoi cari volati via stessero bene, e che i biscotti e i burattini erano un segno che così era, e il guinzaglio, significava che Teo correva libero e felice. “E tu, Tommaso?” Io?? Rispose lui…Io,avevo chiesto di credere.“E ora credi?”Chiese Alice…Si, rispose lui: ora Credo.

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Una valigia di legno nella notte di Natale

La favola di Natale di Livio Casagrande

“Una valigia di legno!” esclamò Anna, tanta era la sua meraviglia per quella scoperta. La valigia era vicino alla scatola con le statuine del presepio, quelle di una volta, quelle di gesso, un po’ rovinate qua e là.

“E dentro la valigia ci sarà qualcosa?” – si domandava Anna – e poi, di chi sarà stata?”

Presa dalla curiosità, l’aprì e trovò due statuine del presepe e una foto con un gruppo di persone. Le statuine di gessorappresentavano due donne, una con le galline attorno ai piedi e l’altra con una cesta di panni al fianco.

Era la vigilia di Natale e tutto il materiale per costruire il presepe era già stato preparato assieme a muschio nuovo raccolto in campagna e a pezzi di legno per costruire la grotta e le montagne. Che mancassero due statuine nessuno se n’era accorto.

La sorpresa più grande per Anna fu quando prese in mano le due “donne” che iniziarono a raccontarle una storia, la storia di un altro Natale. Maria, la donna con la cesta di panni, le rivelò di come Antonietta, quella con le galline attorno ai piedi, l’avesse più volte salvata. Maria ricordò quei giorni terribili, tra il 1944 e il 1945, quando loro furono costrette a partire da Belluno per andare a lavorare in Germania ed erano divenute prigioniere di guerra. Arrivarono i soldati sovietici che stavano invadendo la Germania e cercavano donne giovani. Accadeva spesso che Antonietta nascondesse dietro di lei la sua giovane compagna di lavoro e di guerra, in modo tale che non se la portassero via. Quando poi Anna prese in mano la foto tolta dalla valigia, si accorse che c’erano, con altre persone, anche le due donne: Maria e la sua amica Antonietta. Qualcuno aveva pensato di ricordare questi fatti che nessun libro riporta, costruendo un presepe in valigia, una storia “sacra” di due donne che, come altre due nei Vangeli, Maria e Elisabetta , si sono aiutate. Ogni volta che Maria veniva nascosta era un Natale, perché la vita rinasceva.

E ora siamo qui a ricordare la storia, a riportarla nel cuore. Settant’anni fa una valigia di legno, fatta da un soldato russo, in cambio di un paio di calzini, riportò la speranza e la vita a Belluno. “Allora – disse Anna– con noi, adesso, la vita continua e la valigia è qui per testimoniare un altro Natale”.

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La città dell’angelo

La favola di Natale di Patrizia

Ogni anno faccio di tutto per trascorrere il Natale nella città dell’Angelo. Ormai è una tradizione. So che non volerò di nuovo accanto a lui ma, essere lì, dove accadde la cosa più meravigliosa e strana della mia vita e in quel magico giorno, mi fa stare bene.

Diversi anni or sono, passeggiavo per il centro di Belluno. Era il giorno della Natività ed il freddo era pungente. Pochi i passanti. Mi sentivo triste; le ricorrenze sempre portavano a galla periodi gioiosi lontani, trascorsi con persone care che non c’erano più. Mi rabbuiai quando, in un batter d’ali mi ritrovai a volteggiare appena sopra la loggetta del campanile dell’Angelo. Il panorama sulla vallata del Piave era mozzafiato. E le persone nella piazza parevano piccole formiche immobili. Mi riconobbi laggiù, avevo un giaccone rosso, vicino a me la mia piccola. Ma, adesso volavo. Volavo con l’Angelo del Duomo che non era più di bronzo bensì in carne e ali. Io mi sentivo in pace con il mondo a dispetto della strana circostanza. L’alata e magnifica creatura celeste si presentò e mi disse che ogni anno, il giorno di Natale, offriva a un viandante del piazzale il segreto per dare la felicità all’essere umano. “Chiunque ha bisogno di te. Dona amore e sarai ricompensato.” Poche semplici parole. Mi si gonfiò il cuore nel petto e, d’improvviso un rimescolio di sensazioni di ogni genere tracimò rompendo gli argini sospinto da una dolcezza mai provata prima.

“Mamma, a cosa stai pensando?”. La voce di mia figlia mi fece tornare da quello che non seppi mai definire. Mi guardai intorno: il freddo, i passanti, la mano nel guantino caldo che stringeva la mia. E, asciugandomi una lacrima le risposi: “Alla vita Tata, alla vita”.

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La magia della vigilia di Natale

La favola di Elisa Dalla Rossa

Non era una sera come tutte le altre, in Piazza dei Martiri gli ultimi ritardatari corrono impazziti da un negozio all’altro per trovare gli ultimi regali. L’albero è acceso, i festoni illuminano le vie della città, nelle casette intorno alla fontana dei giardini la musica ci accompagna durante il ritmo frenetico di questa città spesso silente.

Tutto è pronto qui in casa, sul tavolo la fetta di panettone e il bicchiere di vino rosso sono ben posizionate al centro della tavola, l’albero è acceso pronto ad accogliere i doni, nel presepe sulla mensola, nella capanna c’è grande attesa per l’arrivo di Gesù. Non è una sera come tutte le altre, posso vedere chiaramente i pensieri che si affollano nella mente del mio bambino mentre guarda fuori dalla finestra, per scorgere un segno che Babbo Natale stia per arrivare…le vedo, tutte quelle macchinine che ha chiesto, l’ultimo gioco di lotta per la Wii, quel pallone che promette tiri miracolosi…ed io, be cosa posso chiedere di più quando vedo quella luce nei suoi occhi? All’improvviso lo vedo guardare con meraviglia, la sua bocca si apre senza proferire verbo, mi giro e…la neve!! Incredibile, comincia a nevicare, che meraviglia!

La gente sul “Liston” per un attimo si ferma, dimentica del tempo che scorre. Siamo tutti col naso all’in su. Ma ecco, che come per magia una luce da prima lontanissima e debole, poi sempre più vicina e chiara, come un lampo veloce, una scia che disegna il cielo nero, Babbo Natale! Esclama mio figlio, mah e chi lo sa…davvero magia? O solo suggestione, lui è felice, ed io pure. La città riprende il suo ritmo, le casette continuano a suonare, l’albero a illuminare la piazza, il brulé che riscalda in questa serata, che non è come tutte le altre…

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Il cielo è blu sopra Belluno

La favola di Natale di Tiziano Schiocchet

Quando mio fratello aveva dieci anni e io quattordici si abitava a Belluno. Quell’anno, nella mattina della vigilia di Natale, cadde in poco più di sei ore, oltre un metro e mezzo di neve. Il pomeriggio, tornato il bel tempo, uscimmo tutti e due di casa a giocare nei prati stracolmi di bianco illuminati dal sole. Lui era sommerso fino al collo e dato che era alto sì e no un metro e quaranta in un attimo scomparve ai miei occhi, lo chiamai a gran voce, ma lui, che certo mi sentiva, non rispondeva, se non lo avessi riportato a casa in tempo per aprire i regali questa volta i miei genitori ce l’avrebbero fatta pagare cara.

Per individuarlo tra l’abbagliante distesa  chiesi aiuto a tutti gli amici. Vagammo per ore facendoci strada armati di badili e scope tra i muri e i cumuli di neve, di mio fratello nessuna traccia. L’incognita della notte stava velocemente sostituendo la certezza della luce del giorno, una notte al gelo sarebbe stata pericolosa per quel piccolo rompiscatole. Cercai di salire su qualche albero come una vedetta, dall’alto lo avrei forse scorto. Poi mi ricordai di lei. Mio nonno mi aveva raccontato che l’aveva persa Babbo Natale qualche anno fa. Ultimamente l’avevo notata, accartocciata e impolverata,  chiusa in soffitta, dimenticata da tutti, anche perché, oggi, non serve a nessuno e a nulla. Il nonno, pur non sapendo guidarla, mi aveva fatto salire una volta, qualche estate fa.  Insieme avevamo sorvolato le case, poi le prime colline e le montagne che circondano Belluno. Andai a prenderla, era li che mi aspettava. Era fatta di tela rossa e bianca e fili di corda lunghi e neri e il cesto di paglia dove stare in piedi era praticamente intatto. La portai giù in cortile e la accesi, volai tra le luci di Natale della città A un tratto il mio potentecannocchiale  mi fece scorgere  vicino alla fermata del bus, in mezzo al bianco lui, mio fratello. Che immensa gioia, che brivido corse lungo la schiena. Scesi a prenderlo e risalii subito con lui..   La mongolfiera sognante volava, illuminata dalla luna, nel cielo stellato, e di arrivare, dove non si sa, non aveva nessuna fretta e nessuna paura.