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La scatola dei sogni

La favola di Anna Menia (Danta di Cadore)

Le gocce cadevano incessanti, l’acqua della fontana di S. Lucano era mossa da cerchi più o meno regolari che si formavano ad ogni tocco . In quello specchio mosso si riflettevano le luci dei negozi dell’antico borgo. Ombrelli colorati sfuggivano frettolosi per le vie nell’accingersi a fare gli ultimi regali, quasi un’ azione obbligata. Le luci degli alberi e delle vetrine si sforzavano di far sentire un clima natalizio, che invano aspettava di essere riempito di calore e sentimento. Si era ormai perso quel senso di gioia , quella semplicità, quella voglia di rinascita che era l’emblema della festa stessa.La pioggia non aveva bagnato il cappello bianco e la tutina azzurra del piccolo elfo che stava al riparo ai piedi di porta Dojona, la sua spilla magica a forma di fiocco, brillava emanando bagliori azzurrini. La sua missione era di trasformare la pioggia in neve, ma vedendo tutta quella indifferenza, quei cuori senza sogni, non se la sentiva di sprecare la sua magia, Colorare il mondo con le proprie idee era fondamentale per lui,senza ciò come si poteva vivere quella festa che era il simbolo della speranza? Guardando dalle vetrine, scorse un bambino che assieme al suo nonno, in un atmosfera gioiosa, faceva acquisti. Si avvicinò per origliare ;- vorrei quella scatola – disse il piccolo rivolgendosi al nonno, – ma piccolo mio… è vuota non lo vedi?- – certo nonno, ma deve esserlo perché col tempo la riempirò di sogni per me e per gli altri -. Il nonno stupito e commosso, prese la scatola per donarla al nipote. Le guance paffute e rosse dell’elfo si piegarono in un sorriso, “ecco ciò che mancava” pensò! Non attese più un attimo, girò la sua spilla magica e subito dal cielo cominciarono a cadere candidi fiocchi.

Ora gli ombrelli non servivano più per riparare, si scostavano un poco per far scendere lievi i cristalli bianchi su occhi stupiti che godevano felici di quel regalo.

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Il dono più bello

La favola di Natale di Patrizia

La sera della vigilia questo meraviglioso borgo è illuminato a giorno e dai negozi brillano mille luci. Corro per la stretta via, fra le antiche mura e vado su, verso il centro.
Appuntamento al parco, terza casetta in legno dove si vendono castagne e vin brulè.
Lì mi verrà consegnato il dono.
Certo, non potrò tenerlo a lungo, solamente qualche ora, giusto il tempo che si acquistino gli ultimi regali.
Corro corro, ci sono quasi…
Nel cielo, sopra la maestosa porta Dojona mi sorride la luna.
Dalle vetrine gli oggetti natalizi sembrano chiamarmi: stivaletti, abiti e gioielli mi allettano e son davvero belli, ma il dono mi aspetta, non posso arrivar tardi alla consegna!
Svolto l’angolo ed i miei occhi cercano ansiosi fra la gente e finalmente li vedo arrivare, sono sorridenti ma hanno molta fretta, sta arrivando Natale!
Hanno portato il dono, è lì, infiocchettato per benino; dal berretto in lana sbucano i suoi occhioni neri ed è seduto come un principe nel suo passeggino.
Quando mi vede ride, il mio dolce nipotino.