La favola di Anna Menia (Danta di Cadore)
Ora gli ombrelli non servivano più per riparare, si scostavano un poco per far scendere lievi i cristalli bianchi su occhi stupiti che godevano felici di quel regalo.
Ora gli ombrelli non servivano più per riparare, si scostavano un poco per far scendere lievi i cristalli bianchi su occhi stupiti che godevano felici di quel regalo.
La sera della vigilia questo meraviglioso borgo è illuminato a giorno e dai negozi brillano mille luci. Corro per la stretta via, fra le antiche mura e vado su, verso il centro.
Appuntamento al parco, terza casetta in legno dove si vendono castagne e vin brulè.
Lì mi verrà consegnato il dono.
Certo, non potrò tenerlo a lungo, solamente qualche ora, giusto il tempo che si acquistino gli ultimi regali.
Corro corro, ci sono quasi…
Nel cielo, sopra la maestosa porta Dojona mi sorride la luna.
Dalle vetrine gli oggetti natalizi sembrano chiamarmi: stivaletti, abiti e gioielli mi allettano e son davvero belli, ma il dono mi aspetta, non posso arrivar tardi alla consegna!
Svolto l’angolo ed i miei occhi cercano ansiosi fra la gente e finalmente li vedo arrivare, sono sorridenti ma hanno molta fretta, sta arrivando Natale!
Hanno portato il dono, è lì, infiocchettato per benino; dal berretto in lana sbucano i suoi occhioni neri ed è seduto come un principe nel suo passeggino.
Quando mi vede ride, il mio dolce nipotino.