La favola di Natale di Angelo Tolotti
Nevicava. Fiocchi scendevano leggeri e danzavano con mille sfarfallii: un evento atteso, sempre magico.
Una vecchina, tutta vestita di nero, saliva a fatica lungo le scalette di Borgo Pra verso il centro della città. Belluno era lassù, tutta stretta al colle, ma la neve creava turbini e veli che non lasciavano trasparire la meta. Doveva arrivare alla chiesa di Santo Stefano dove le funzioni sacre e le dolcissime nenie avrebbero sciolto i cuori di tutti in una pace senza fine. Mancavano tre ore alla Notte meravigliosa ma la vecchina aveva l’abitudine di passare di chiesa in chiesa per un giro obbligato di preci per i suoi morti, dalla chiesetta raccolta della Madonna della Salute in Piazza Erbe, al Duomo, silenzioso, con gli archi maestosi e con le statue che nella luce incerta dei ceri votivi sembravano animarsi in un soffuso inno natalizio.
Via verso la Chiesa di Loreto, tre Requiem, una benedizione ai suoi morti con acquasanta della pila, e avanti ancora, sotto la neve che scendeva in un fruscio appena avvertito. Domani sarebbe arrivato il Natale e lei ripensava ai suoi tanti, lontani, Natali di bambina, fatti di niente; i regali più belli?.. scodelle di rinunce… piatti di speranze. Fantasticando si chiedeva se l’anno dopo sarebbe stata lì, a pregare per le anime dei defunti, di suo marito perso da tempo, dei suoi due figli strappati in tenera età, mentre lei teneva stretto il filo della vita quasi per condurli verso il paradiso. Le preghiere diventavano incenso, erano invocazioni recitate con un bisbiglìo sottile, lei così fragile ma decisa di ripetere un rito che nemmeno gli acciacchi…. la sua vista si annebbia, si appoggia stremata agli scalini che portano a San Rocco… non ce la fa .. si sente sollevare ..”Vieni, è arrivata la tua ora, sii felice … lassù, in alto… gli angeli cantano un Alleluja, tutto per te, per portarti in gloria per sempre..” ” Grazie, don Carlo, mi affretto, mi stai facendo strada tra i santi del cielo… oh, mio Dio, come sono fortunata!”.