La favola di Natale di Patrizia
Ogni anno faccio di tutto per trascorrere il Natale nella città dell’Angelo. Ormai è una tradizione. So che non volerò di nuovo accanto a lui ma, essere lì, dove accadde la cosa più meravigliosa e strana della mia vita e in quel magico giorno, mi fa stare bene.
Diversi anni or sono, passeggiavo per il centro di Belluno. Era il giorno della Natività ed il freddo era pungente. Pochi i passanti. Mi sentivo triste; le ricorrenze sempre portavano a galla periodi gioiosi lontani, trascorsi con persone care che non c’erano più. Mi rabbuiai quando, in un batter d’ali mi ritrovai a volteggiare appena sopra la loggetta del campanile dell’Angelo. Il panorama sulla vallata del Piave era mozzafiato. E le persone nella piazza parevano piccole formiche immobili. Mi riconobbi laggiù, avevo un giaccone rosso, vicino a me la mia piccola. Ma, adesso volavo. Volavo con l’Angelo del Duomo che non era più di bronzo bensì in carne e ali. Io mi sentivo in pace con il mondo a dispetto della strana circostanza. L’alata e magnifica creatura celeste si presentò e mi disse che ogni anno, il giorno di Natale, offriva a un viandante del piazzale il segreto per dare la felicità all’essere umano. “Chiunque ha bisogno di te. Dona amore e sarai ricompensato.” Poche semplici parole. Mi si gonfiò il cuore nel petto e, d’improvviso un rimescolio di sensazioni di ogni genere tracimò rompendo gli argini sospinto da una dolcezza mai provata prima.
“Mamma, a cosa stai pensando?”. La voce di mia figlia mi fece tornare da quello che non seppi mai definire. Mi guardai intorno: il freddo, i passanti, la mano nel guantino caldo che stringeva la mia. E, asciugandomi una lacrima le risposi: “Alla vita Tata, alla vita”.