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La chiesa di San Martino a Bes

Lo sapevate che tra le mura della chiesa di San Martino a Bes, nella mensa dell’altare, è stata custodita per anni una piccola scodellina di vetro verde?
Un oggetto di poco conto direte voi, ma dovete sapere che questo piccolo piatto conteneva qualcosa di veramente prezioso. Un foglio di carta, che presto si è scoperto essere un documento molto importante, oggi conservato nell’archivio della parrocchia.

Ecco cosa c’è scritto: “il 4 maggio 1514, io Antonio Santomaso (?), arcivescovo di Arpasia, ho consacrato questa chiesa e questo altare in onore di San Martino, con la concessione di una indulgenza di 40 giorni”.
Poche righe, scritte di pugno da un arcivescovo, grazie alle quali riusciamo a sapere che la chiesa di Bes era già stata eretta alla primavera del 1514.

Si cela però un mistero dietro la figura di Antonio Santomaso, chi era egli in realtà?
Sappiamo che il vescovo di Belluno, dal 1509 al 1527 era Galeso Nichesola e quindi Antonio potrebbe essere stato un suo ausiliare, un vescovo “suffraganeo” per usare la terminologia dell’epoca. Ma l’identità del consacratore della chiesa di San Martino a Bes resterà per sempre un punto interrogativo, poiché il suo nome non compare in nessun altro documento dell’epoca.

Scopriamo più da vicino la chiesa.

Osservando l’esterno della chiesa notiamo che la facciata principale è in marmorino bianco, in piacevole contrasto con il campanile, che è invece lavorato a raso sasso. Il portale è in pietra.
La chiesa ha subito dei restauri col passare dei secoli, ma sono ancora visibili le forature preesistenti sul fronte laterale sud, mentre su quello a nord restano i segni, appena visibili, di un’apertura che dava, probabilmente, in una nicchia di altare minore.
Sul retro della chiesa c’era un grande occhio, oggi murato. Infine il campanile è stato alzato di circa 80 cm con i lavori dell’ultimo restauro, nel 1981.

Anche l’interno della chiesa è stato restaurato ma presenta una pregiata conservazione dei materiali originali. La navata a rettangolo irregolare deve la sua forma ai diversi interventi, sviluppati nel corso dei secoli, per accogliere più fedeli. L’altare e l’ambone per le letture risalgono all’ultimo restauro, così come la mensa la quale però è stata scolpita nella pietra del vecchio altare.

Tra le opere d’arte che la chiesa di San Martino conserva ci sono un affresco del XVI secolo con la Vergine in trono, tra due santi e l’altare in legno che risale al Seicento, adornato da una pala raffigurante la Vergine con bambino in gloria e i santi Martino e Antonio Abate. In basso le immagini dei due offerenti. Autore di quest’opera è Francesco Frigimelica il Vecchio.

Non trovate anche voi che sia affascinante viaggiare nella storia, seguendo gli indizi che i nostri avi ci hanno lasciato? Forse un giorno riusciremo a scoprire chi era in realtà Antonio Santomaso, per ora ci basta godere della bellezza di questa piccola chiesa e delle opere d’arte che essa conserva.

L’articolo si basa sulle informazioni provenienti da Belluno, storia e Architettura a cura di G. de Bortoli, A. Moro  e F. Vizzutti e dalla Regione Veneto.