Curiosità, eventi

Giornata della Memoria: per non dimenticare

27 gennaio 1945, le tre del pomeriggio, Auschwitz. Una giornata gelida di un inverno particolarmente rigido. I cancelli del campo di sterminio polacco vengono abbattuti dall’Armata Rossa durante la sua rapida avanzata dalla Vistola all’Oder. A capo del reparto che per primo entrò nel lager il maresciallo Konev.

27 gennaio 1945, le tre del pomeriggio, Auschwitz. Una scritta, “Arbeit macht frei”, accoglie i soldati dell’Armata Rossa. Attraverso i loro occhi il mondo verrà a sapere com’è fatto l’inferno, e non sarà più lo stesso.

27 gennaio 1945, le tre del pomeriggio, Auschwitz. Una liberazione che non ha nulla di gioioso per chi ad Auschwitz è riuscito a non perdere la vita; sono infatti troppi i sentimenti contrastanti dei superstiti, l’umiliazione subita, la follia, la vergogna di essersi salvati, la sfiducia nel genere umano. Primo Levi ce lo racconta bene.

Un orrore che ha toccato tutti, Belluno incluso. Forse non tutti sanno che furono 983 i deportati dalla provincia, di cui 882 nativi e circa un centinaio invece provenienti da fuori. Un quadro articolato e complesso quello della deportazione nel territorio bellunese, come ha spiegato il Professore Enrico Bacchetti dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea- ISBREC, a capo di un progetto di ricerca volto alla ricostruzione della storia di chi, nel territorio bellunese, ha conosciuto la deportazione e la prigionia.

Nel corso della conferenza dal titolo “Verso un dizionario storico-biografico della deportazione nei confini bellunesi”, svoltasi nella sede dell’Archivio di Stato di Belluno il 26 gennaio 2014, il professor Bacchetti ha insistito sull’importanza di studiare il fenomeno della deportazione: “Gli storici si interrogano da anni su quanti effettivamente furono i deportati nella Seconda Guerra mondiale” – dice il Professor dell’ISBEC – “forse 10, o 12 milioni. Ma sono solo cifre che sono frutto di stime, basate sulla lacunare documentazione dei lager”.

Lo scopo di questo lavoro di ricerca è quello di avvicinarsi ai numeri esatti partendo dalla storia locale, per costruire un dizionario storico geografico che si configura come un monumento di carta dovuto a chi pagò un prezzo così alto alla guerra. Da qui l’appello a tutti gli abitanti della provincia di Belluno: collaborate alla costruzione di questa importante ricerca tramite i vostri ricordi legati alle vostre famiglie, ai vostri conoscenti. Solo così si riuscirà a costruire un documento il più possibile completo, che possa dare un’idea precisa del fenomeno della deportazione nella provincia di Belluno.

27 gennaio 2015, Belluno. Un invito a partecipare attivamente, collaborando a tenere sempre viva la memoria della Shoah perché “le cose che si dimenticano” dice Mario Rigoni Stern “possono ritornare”.

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La Beffa di Baldenich

Quando l’astuzia diventa la più efficace delle armi.

Forse non tutti sanno che anche il carcere di Belluno può vantare una famosa storia di evasione: quella che è passata alla storia come la Beffa di Baldenich, quando dodici partigiani riuscirono a liberare settanta prigionieri politici.

É il sedici giugno del 1944 e tutto è pronto per la missione, Mariano Mandolesi conosciuto dai compagni come Carlo guida i suoi uomini verso le porte del carcere di Baldenich, dove i tedeschi tengono i propri prigionieri e al cui interno quella mattina ci sono sedici carabinieri e dieci secondini.
Il loro intento è quello di liberare Milo, che da li a pochi giorni sarebbe stato trasferito a Trento per essere fucilato e insieme a lui anche tutti gli altri, vittime ogni giorno di torture e maltrattamenti. Tutta l’operazione avrebbe dovuto svolgersi senza colpo ferire, senza uno sparo, senza spargere ulteriore sangue.

E questo avvenne: la Beffa di Baldenich inizia quando Carlo si presenta con otto compagni in uniforme tedesca dicendo di avere quattro prigionieri da consegnare. In un maccheronico tedesco Carlo e gli altri si rivolgono ai carabinieri i quali però chiedono loro i documenti di carcerazione.
I partigiani ne sono sprovvisti e cercano di prendere tempo, nessuna guardia si accorge di chi si nasconda realmente sotto le giacche e i copricapi tedeschi e chiedono: “Nessuno che parli italiano?” In quel momento arriva il secondino che aveva appena ultimato il giro di controllo e subito viene bloccato da Biondino, che gli prende il mazzo con le chiavi delle celle.

Liberati i prigionieri, incarcerati secondini e carabinieri il manipolo di fuggiaschi si dirige a piedi verso le montagne. Le guardie carcerarie riescono a dare l’allarme solo venti minuti dopo quando Carlo e gli altri si trovano già alle pendici del monte Serva, stanchi ma entusiasti per essere riusciti a realizzare la Beffa di Baldenich, senza dover sparare neppure un colpo.

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I dolci di carnevale

Inizia con questa “dolce” ricetta una nuova ed entusiasmante collaborazione per il nostro sito web,  #cucinaconrob ci condurrà infatti alla scoperta dell’enogastronomia bellunese.

Le Giuseppine sono dolci, per la precisione frittelle, che si usano nel bellunese nel periodo di San Giuseppe, ma un po’ per tutto il carnevale. Sono simili, per non dire spiaccicate, alle zeppole napoletane. Solo che non si riempiono con la crema allo zabaione e con l’amarena nel centro – non hanno, quindi, una base – sono semplicemente dei cerchi di pasta bignè fritta, che si riempiono con il sac-a-poche. Sono buonissime! Ma che serve dirlo?

Il problema è farle. Perché richiedono parecchio lavoro e non si possono conservare tanto, tanto a lungo. Però una volta nella vita, ne vale proprio la pena.

Ingredienti (per 15-20 giuseppine circa)

per la pasta

farina 00 | 120 g

acqua | 120 g

strutto | 100 g

uova | 4

sale | 4 g – 2 pizzichi

zucchero | 10 g – 2 cucchiaini

 

per il ripieno di crema allo zabaione

tuorli | 65 g (4 tuorli)

marsala |130 g

zucchero | 80 g

maizena | 13 g

panna fresca | 200 – 250 g

olio di semi di arachidi per friggere 2 litri

Procedimento

per la pasta

Portare a bollore l’acqua con lo strutto, il sale e lo zucchero.
Versare la farina tutta in una volta, mescolando con una frusta. Far andare sul fuoco medio-basso fino a che l’impasto non si stacca dalle pareti e non”sfrigola”. Lasciare intiepidire.

Sbattere le uova. Versarle una alla volta nell’impasto delle Giuseppine. Tenderà ad essere piuttosto consistente e non si riuscirà più a lavorare con la frusta. Meglio un buon mestolo e – possibilmente – un uomo o, almeno, una planetaria.

Accendere il forno a 180-200°C (a seconda della potenza del forno di casa) e la friggitrice a 170°C (va bene anche la sempre valida padella di ferro o un wok).

Infilare nel sac-a-poche, con una bocchetta a stella piuttosto larga, il preparato per le Giuseppine. Su piccoli quadrati di carta da forno disegnare i cerchi delle frittelle (diametro 6-8 cm), possibilmente facendo un unico giro (ad uno, due, massimo tre piani) con la sacca da pasticciere. Questo aiuterà nel momento in cui saranno da riempire, per formare un’unica bolla dove infilare la crema allo zabaione, senza dover forare  le Giuseppine in più punti.

Passare l’impasto crudo in forno per 3-5 minuti (a seconda della potenza del forno). Vanno fatte poche Giuseppine alla volta. Toglierle e friggerle immediatamente in olio caldo a 170°C girandole per avere una doratura uniforme. Scolare le frittelle su carta assorbente. Questa doppia cottura aiuta ad avere Giuseppine leggere e poco unte, ma anche conservabili, a patto che non siano riempite di crema, a temperatura ambiente (secco e con poca umidità), per 2-3 giorni. Se si lasciano troppo le Giuseppine in forno, però, c’è il rischio che si screpolino in cottura e non mantengano le caratteristiche strisce in superficie. Va fatta qualche prova, insomma.

per la crema allo zabaione

Montare tuorli e zucchero fino ad ottenere un composto spumoso e bianco. Aggiungere la maizena. Scaldare su un pentolino piano il marsala. Versarci dentro uova e zucchero. Tenere il fornello a bassa temperatura. Appena il marsala sale intorno ai lati, mescolare velocemente con una frusta. Spegnere subito dopo, non appena cioè lo zabaione monta e prende consistenza. Far raffreddare velocemente con la pellicola a contatto in superficie per evitare che si formi un’antipatica patina sopra la crema. Se impazzisce formando dei grumi, passare lo zabaione con il mixer ad immersione. Non dovrebbe succedere 😉

Montare la panna fredda e incorporarla poca alla volta con una spatola, con movimenti dall’alto verso il basso allo zabaione. Più panna si mette più la crema tenderà ad essere soffice e acidula. Le soluzioni sono due: a me piace mettere meno panna (200 g) nella chantilly allo zabaione, ma resta più  carica, se piace più leggera (250 g panna) meglio aggiungere mentre la si monta anche un po’ di zucchero a velo (50 g possono bastare).

Riempire un sac-a-poche con la punta lunga con la crema allo zabaione. Forare le Giuseppine nel lato inferiore a lato della congiunzione tra inizio e fine del disegno e riempire con la crema. Spolverare con zucchero a velo e, naturalmente, mangiare!

Fonte http://www.cucinaconrob.it/

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Natale a Belluno

Belluno si prepara ad accogliere al meglio le festività natalizie: quest’anno, è davvero ricco il calendario di iniziative ed eventi messi a punto dal Comune di Belluno per offrire a cittadini e visitatori un’atmosfera di festa, all’insegna dell’autenticità e della condivisione. Ecco tutti gli eventi in programma a dicembre!

Dopo il felice esperimento dei “Giardini di Natale”, che lo scorso inverno hanno riproposto i mercatini natalizi in piazza dei Martiri con una veste tutta nuova, quest’anno gli allestimenti coinvolgeranno anche piazza del Duomo: la grande novità del 2013 sarà infatti la pista da pattinaggio su ghiaccio, installata in piazza Duomo, che ospiterà il “Giardino di ghiaccio”. Nel cuore del centro storico, raddoppiano quindi le occasioni di incontro, ideate pensando ai bellunesi e ai visitatori della città, con un occhio di riguardo per i più piccoli e i giovani.

Il primo segnale di avvicinamento al clima natalizio lo hanno dato le luminarie, che sono già state posizionate lungo molte vie del centro. Negli ultimi giorni di novembre sarà ultimato l’allestimento del mercatino di Natale, con le caratteristiche casette di legno inserite nella suggestiva cornice degli storici giardini di piazza dei Martiri, intorno alla grande fontana: da qui il nome, “Giardini di Natale”. Oltre venti i selezionati espositori, che proporranno creazioni artigianali e artistiche, prodotti tipici e specialità gastronomiche, addobbi natalizi e idee regalo. E una casetta sarà dedicata all’ecologia e al rispetto dell’ambiente, grazie alle attività organizzate da Bellunum in collaborazione con le guide naturalistico-ambientali della Cooperativa Mazarol, che proporranno divertenti attività per bambini e momenti di intrattenimento per tutti. Immancabili, le casette dove concedersi una pausa in compagnia, con un caldo bicchiere di cioccolata calda o vin brulé. E per i bambini ritorna il simpatico trenino, sistemato sotto l’albero di Natale. I mercatini di Natale saranno aperti tutti i giorni da sabato 30 novembre a martedì 31 dicembre, dalle 10.00 alle 19.00, con possibilità di una pausa a ora di pranzo, a discrezione degli operatori.

Resterà aperto più a lungo, fino al 6 gennaio, il “Giardino di Ghiaccio”: un vero e proprio villaggio con la pista da pattinaggio su ghiaccio all’ombra della Cattedrale e del Palazzo dei Rettori. Il Giardino è il frutto di un mirato lavoro di progettazione con cui piazza Duomo tornerà a vestirsi a festa, grazie ad un allestimento innovativo sia nelle strutture che fanno da cornice al pattinaggio, sia nell’atmosfera che accoglierà i visitatori, proprio all’uscita dalle scale mobili che collegano il centro città al parcheggio di Lambioi, sulla riva del Piave. Il Giardino sarà aperto tutti i giorni: dal lunedì al venerdì si potrà pattinare liberamente, dalle 15.00 alle 19.30, nei festivi e prefestivi l’orario sarà dalle 10:30 alle 12:00 e dalle 14:30 alle 23:00, con turni di un’ora e mezza. Sarà possibile noleggiare i pattini direttamente sul posto, compresi nel costo del biglietto (pari ad 8 euro). Le scolaresche potranno contare su un prezzo agevolato di 4 euro.

Sabato 30 novembre, alle 17.00, una breve cerimonia in piazza Duomo aprirà ufficialmente il Natale a Belluno, con l’accensione delle luminarie e dell’albero di Natale, e l’inaugurazione dei “Giardini”, con la partecipazione straordinaria dei campioni di Hockey della Sportivi Ghiaccio Cortina e del Complesso Bandistico Città di Belluno!

Per tutto il mese di dicembre, il centro città sarà inoltre sede di varie manifestazioni collaterali: sono davvero numerosi gli eventi in programma, in particolare nei fine settimana. Sabato 14, ritorna il Natale Solidale: un momento di condivisione con le associazioni attive in città, impegnate nel sociale. Domenica 15, c’è grande attesa per la Santa Klaus Running, la corsa dei Babbi Natale. Alle 16.30, sul Ponte della Vittoria, la suggestiva accensione della stella cometa luminosa sospesa sul Piave, a cura dei subacquei dell’Ana e del Club Subacqueo di Belluno. E lo stesso weekend si vola in mongolfiera sopra Belluno, grazie all’iniziativa benefica a cura dell’associazione “Una mongolfiera per tutti”. Sabato 21, ecco il Natale in musica, che porta tra le vie e le piazze del centro l’allegria dei Christmas Carols, per un pomeriggio di concerti diffusi e canti natalizi. Il 31 dicembre, tutti in piazza per festeggiare insieme Capodanno.

A fare da corollario, ci sono inoltre serate a teatro, negozi aperti la domenica pomeriggio, concerti e appuntamenti tra il centro, le frazioni e il Nevegal.

Ecco tutti gli eventi in programma per il Natale a Belluno!

Curiosità

Belluno e Bend: sister cities!

Belluno ha una città sorella: la nostra sister city è Bend, città americana dell’Oregon. Le due realtà stanno lavorando insieme a un gemellaggio ufficiale, ma soprattutto hanno da tempo intrecciato un rapporto di amicizia e una vivace rete di scambi reciproci.

Curiosità

Bellunesi famosi nel mondo

Forse non tutti sanno che… Belluno ha dato i natali a numerosi personaggi illustri, che si sono distinti nei campi più disparati nel corso dei secoli. Impossibile ricordarli tutti (e sicuramente ne abbiamo dimenticati molti): ecco alcuni fra i bellunesi che che si sono fatti onore nel mondo, raccolti in questo elenco reso disponibile dal Comune di Belluno.

XIV-XVI SECOLO

  • Vittorino da Feltre – Educatore e umanista (Feltre 1378 circa – Mantova 1446). A lui si deve la fondazione (1423) a Mantova del primo istituto di istruzione ispirato agli ideali umanistici. Fra i suoi allievi illustri vanno ricordati Ludovico Gonzaga e Federico da Montefeltro.
  • Panfilo Castaldi (Feltre, 1398 – Venezia, 1479) medico, letterato e tipografo italiano, ritenuto da alcuni il primo inventore dei caratteri mobili per la stampa.
  • Bernardino da Feltre, al secolo Martino Tomitano (Feltre, 1439 – Pavia, 28 settembre 1494), è stato un presbitero e religioso italiano dei Frati Minori Osservanti, promotore dei Monti di Pietà. La Chiesa cattolica lo venera come beato dal 1654.
  • Andrea Alpago (Belluno, 1450 ca – Padova, 1522). Medico, “emigra” in Siria, Egitto, Cipro; è il primo traduttore in latino del Canone del filosofo, scienziato e medico arabo Avicenna.
  • Fra Urbano Bolzanio (Belluno, 1443 – Venezia, 1524). Missionario francescano e grammatico, viaggiatore, percorre a piedi tutto il Mediterraneo orientale. Scrive per Aldo Manuzio la prima grammatica greca occidentale.
  • Tiziano Vecellio, (Pieve di Cadore, 1485-’90 – Venezia, 1576) pittore.

XVII-XIX SECOLO

  • Tommaso Dolabella (Belluno, 1570 ca – Cracovia, 1650). Allievo dell’Aliense a Venezia, affreschista, pittore di corte del re Sigismondo III, è figura di riferimento della pittura polacca del XVII secolo.
  • Alberto Vimina (Belluno, 1603 – Pieve d’Alpago, 1667). Sacerdote e storico, è protagonista d’importanti azioni diplomatiche per la Serenissima Repubblica di Venezia in Polonia, Russia, Ucraina, Lituania, Svezia.
  • Tito Livio Burattini (Agordo, 1617 – Varsavia, 1680). Matematico, astronomo, inventore, “professionista migrante” in Egitto e Polonia, è il primo a proporre l’adozione di un’unità di lunghezza universale, il metro cattolico; a lui si deve anche la prima calcolatrice meccanica italiana e il contributo alla scoperta delle macchie di Venere.
  • Sebastiano Ricci (Belluno 1659 – Venezia 1734). Pittore, inaugura un tipo di pittura chiara e luminosa, dall’impianto compositivo scenografico che avrà un grande influsso sullo sviluppo dell’arte veneta del Settecento. Dipinge in numerose città italiane, a Vienna e in Inghilterra.
  • Andrea Brustolon (Belluno, 1662 – Belluno, 1732) scultore e intagliatore, protagonista del barocco veneziano.
  • Marco Ricci (Belluno, 1676, Venezia, 1730), pittore paesaggista, collabora con lo zio Sebastiano.
  • Anna da Vià (Nebbiù, 1743 – Napoli?, post 1810). Cantante d’opera buffa, si esibisce con successo a San Pietroburgo alla corte di Caterina II. Finisce i suoi giorni in miseria.
  • Bartolomeo Alberto Cappellari (Belluno, 1765 – Roma, 1846). Avviato alla vita religiosa come Fra Mauro di Camaldoli, nel 1831 diventa 254° Vescovo di Roma e Papa della Chiesa Cattolica con il nome di Gregorio XVI dal 2 febbraio 1831 alla morte. Si distingue per la condanna della schiavitù come “delitto”.
  • Pietro Gonzaga (Longarone, 1751 – San Pietroburgo, 1831). Scenografo di  rango, lavora nei maggiori teatri d’opera italiani e conclude la sua prestigiosa carriera nei teatri di corte di San Pietroburgo.
  • Antonio Miari (Belluno, 1754 – 1823). Cavaliere di Malta e amministratore, è Ministro plenipotenziario del Sacro Ordine dei Cavalieri al Congresso di Vienna.
  • Giuseppe Fantuzzi (Belluno, 1762 – Genova, 1800). Zattiere lungo “la Piave”, studioso di idraulica, diventa generale di Brigata di Napoleone e muore durante l’assedio austroungarico di Genova.
  • Giovanni De Min (Belluno,1786 – Tarzo,1859), pittore, frescante e incisore, allievo e collaboratore di Canova.
  • Girolamo Segato (Vedana di Sospirolo, 1792 – Firenze, 1836). Scienziato, cartografo, archeologo, egittologo, partecipa a spedizioni scientifiche in Egitto. Mette a punto la tecnica della “pietrificazione” dei reperti anatomici. Giuseppe Segusini (Feltre, 1801 – Belluno, 1876). Architetto autodidatta, impone il suo stile eclettico in Italia e in Austria: da Belluno a Innsbruck, da Venezia a Vienna.
  • Ippolito Caffi (Belluno, 1809 – Lissa, 1866). Pittore e viaggiatore in Grecia, Turchia, Palestina, Egitto, espone a Londra, Parigi e in Spagna. Fa parte dell’esercito garibaldino. Muore nella battaglia di Lissa in Dalmazia.
  • Valentino Panciera Besarel (Astragàl di Zoldo, 1829 – Venezia, 1902). Grande artista del legno: fu uno degli intagliatori e scultori lignei più noti e richiesti della sua epoca. Si specializzò nella statuaria monumentale e nel mobilio di rappresentanza, con una produzione di altissima qualità che gli fruttò numerosi riconoscimenti nelle esposizioni nazionali ed internazionali dell’ultimo quarto del 1800. Strinse uno stretto rapporto con i sovrani italiani, dai quali ottenne frequenti commissioni.  Nel 1888, in ocsione della visita a Roma del Kaiser Guglielmo, realizzò per il palazzo del Quirinale, dove tuttora si conserva, dodici poltrone in stile neobarocco, riprendendo tematiche sviluppate dal suo conterraneo Andrea Brustolon (1662 – 1732).  Notevole la sua produzione sacra che attualmente impreziosisce molte chiese in provincia di Belluno e nel Veneto.
  • Aristide Gabelli (Belluno, 1830 – Padova 1891). Pedagogista, fondò a Milano il Monitore dei tribunali, e collaborò alla Perseveranza, al Politecnico e ad altre riviste. Quale provveditore centrale al ministero della Pubblica Istruzione (1869-74), collaborò molto attivamente all’elaborazione e all’attuazione delle nuove leggi scolastiche; fu (1874-81) provveditore agli studî di Roma; due volte deputato nel collegio di Venezia (1886 e 1890), fu relatore alla Camera per la riforma dell’istruzione elementare, di cui redasse i nuovi programmi del 1888. Socio corrispondente dei Lincei (1890). Per Gabelli, il positivismo è piuttosto metodo e preoccupazione di concretezza che adesione ai postulati fondamentali della scuola. P. Villari raccolse i suoi migliori articoli in due volumi, L’istruzione in Italia (1891).
  • Carlo Camillo Di Rudio (Belluno, 1832 – Pasadena, 1910). Militare, patriota filo italiano, partecipa in Francia all’attentato di Filippo Orsini a Napoleone III. Condannato all’ergastolo alla Cajenna, evade e fugge negli Stati Uniti, dove combatte con il generale Custer a Little Big Horn.
  • Caterina Panciera Besarel (Astragàl di Zoldo, 1867 – Venezia, 1902). Figlia di Valentino, donna con una solida tradizione famigliare artigianal-artistica e dotata di un talento naturale che ebbe modo di coltivare con studi presso l’Accademia delle Belle Arti di Venezia, grazie alla lungimiranza e modernità del padre artista di vaglia e patriota risorgimentale. Collaborò fattivamente alla Ditta Besarel con sede in Venezia sul Canal Grande, e commesse in tutta la penisola e all’estero, fino a dirigere in prima persona lo stabilimento dopo l’incidente sul lavoro del padre rimasto mutilato alla mano destra, in anni in cui l’emancipazione femminile era ancora lontana. Grande l’interesse alpinistico oltre a quello artistico, che la condusse a scalare la cima del Pelmo e che seppe trasmettere ai figli Valentino e Giovanni Angelini.

XX SECOLO

  • Primo Capraro (Castion, 1875 – Bariloche, 1932). Emigrante bellunese in Argentina, è “fondatore”, anima e promotore della città di Bariloche, oggi denominata la “Cortina dell’Argentina”.
  • Masi Simonetti (Zoppé di Cadore, 1903 – Parigi, 1969). Pittore e scenografo, forgia il suo talento impregnato della terra natale a Parigi, dove nel 1930 espone nel Salon des Independents.
  • Dino Buzzati Traverso (Belluno, 1906 – Milano, 1972). Giornalista, pittore, scrittore di fama universale, è autore de Il deserto dei Tartari, tra i capolavori della letteratura moderna; rappresenta in modo autorevole quella emigrazione dei talenti verso i principali centri culturali italiani nel corso del Novecento.
  • Beniamino Dal Fabbro (Belluno, 1910 – Milano, 1989). Poeta, scrittore, giornalista, critico di musica, letteratura e d’arte, traduttore, pittore, e musicista. Intellettuale del panorama italiano del secondo dopoguerra, ha collaborato con vari quotidiani e ha tradotto opere di Flaubert, Baudelaire, Valéry e Camus. La Biblioteca Civica di Belluno cura la custodia di un fondo speciale dedicato a Beniamino Dal Fabbro, i cui documenti sono disponibili per la consultazione online in una collezione digitale.
  • Albino Luciani (Canale d’Agordo, 1912 – Città del Vaticano, 1978). Nato a Forno di Canale (oggi Canale d’Agordo) da famiglia d’emigranti, Vescovo di Vittorio Veneto e Patriarca di Venezia, il 26 agosto 1978 diventa Papa Giovanni Paolo I. Il Pontificato del “Papa del sorriso” dura solo 33 giorni.
  • Rodolfo Sonego (Cavarzano, 1921 – Roma, 2000). Tra i principali soggettisti e sceneggiatori della “commedia all’italiana”, collabora con registi come Dino Risi, Luigi Zampa, Luigi Comencini, Alberto Sordi.
  • Mario De Biasi (Sois, 1923 – Milano, 2013). Grande fotografo italiano, fotoreporter per la rivista Epoca. Ha esposto al Guggenheim di New York.
  • Augusto Murer (Falcade, 1922 – Padova, 1985). Scultore, pittore e partigiano italiano. Fu uno dei più significativi scultori italiani della seconda metà del Novecento, con un’ampia produzione artistica legata a temi di impegno civile, ma anche alla ricerca del senso profondo dell’esperienza umana. A cavallo tra il 2010 e il 2011, nel 25° anniversario dalla scomparsa, Belluno ha ospitato una mostra che ha riportato in città molte delle sue opere, ospitate in diverse sedi espositive e in un percorso artistico a cielo aperto.
  • Tina Merlin (Trichiana, 1926 – Belluno, 1991). Durante la guerra di liberazione è staffetta partigiana nella brigata “7°Alpini” che operava nel Bellunese. Nel 1950 partecipa a un concorso della “Pagina della donna“ dell’Unità, che le vale un premio e la proposta di collaborare. Nel 1951 assunse l’ufficio di corrispondenza da Belluno del quotidiano l’«Unità» fino al 1967. Sono questi gli anni in cui esordisce come scrittrice con Menica, raccolta di racconti partigiani (Renzo Cortina Editore, Pavia, 1957; Annita Tarantola Editrice, Belluno, 1994). Nello stesso periodo segue da vicino le vicende del VajontPer i suoi articoli di denuncia della situazione pericolosa che si era andata manifestando con la costruzione della diga, pubblicati su l’«Unità» già dal 1959, è processata e assolta dal tribunale di Milano per “diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico”. L’estratto della biografia è tratto dal sito dell’Associazione Culturale Tina Merlin.
  • Tancredi Parmeggiani (Feltre, 1927 – Roma, 1964). Artista sensibile, protagonista dell’astrattismo nel secondo dopoguerra, vive e opera tra Venezia, Roma, Parigi e la Svezia. Muore suicida nel 1964.
  • Guido Rossa (Cesiomaggiore, 1934 – Genova, 1979). Operaio, sindacalista, alpinista, emigra da bambino con la famiglia prima a Torino poi a Genova, dove lavora all’Italsider. Qui è ucciso dalle Brigate Rosse, in seguito ad una sua coraggiosa e solitaria denuncia di un infiltrato brigatista.
  • Riccardo Lovat (Libano, Sedico, 1928), inventore della “talpa” meccanica per scavare i tunnel.
  • Paola Budel (Cesiomaggiore) Alla “Tenuta Venissa” di Mazzorbo, accanto a Burano, si è aggiudicata la sua prima stella Michelin, edizione 2013. Paola Budel si è formata nei migliori ristoranti internazionali, accanto a chef, come Enzo Prà del Dolada di Pieve d’Alpago, Gualtiero Marchesi a Milano, Michel Roux del Gavroche di Londra, Heinz Winkler a Monaco di Baviera. Ha lavorato al ristorante Giannino di Milano e vanta esperienze anche a Tokio e Hong Kong. Prima di approdare in laguna, aveva ricoperto il posto di chef del Principe di Savoia di Milano. Chiusa l’esperienza col Venissa, Budel sta lavorando a un nuovo progetto, ancora top secret.
  • Ferruccio De Bortoli (nato a Milano nel 1953, di famiglia bellunese), direttore del Corriere della Sera.
  • Marco Paolini (Belluno, 1956), attore.
  • Don Luigi Ciotti (Pieve di Cadore, 1945), impegnato attivamente nel sociale, ispiratore e fondatore dapprima del Gruppo Abele, come aiuto ai tossicodipendenti e altre varie dipendenze, e fondatore dell’Associazione Libera contro i soprusi delle mafie in tutta Italia.
  • Daniele Franco (Trichiana, 1953), ragioniere dello Stato.
  • Maurilio De Zolt (San Pietro di Cadore, 1950) è un ex fondista italiano, vincitore di diverse medaglie ai Giochi olimpici invernali e ai Campionati mondiali di sci nordico.
  • Kristian Ghedina (Pieve di Cadore, 1969), originario di Cortina d’Ampezzo, è stato il più vittorioso discesista italiano nella storia della Coppa del Mondo di sci alpino, uno dei migliori specialisti degli anni novanta.
  • Oscar De Pellegrin (Belluno, 1963), più volte campione paraolimpico di carabina e tiro con l’arco (medaglia d’oro ai giochi di Londra 2012).
  • Deborah Gelisio (Belluno, 1976). Tiratrice italiana, vincitrice della medaglia d’argento nel double trap nel tiro a volo alle Olimpiadi di Sydney 2000.
  • Davide Malacarne (Feltre, 1987). Ciclista su strada e ciclocrossista, è stato campione del mondo juniores di ciclocross nel 2005. Vanta la partecipazione alle principali competizioni ciclistiche internazionali, tra cui Giro d’Italia e Tour de France.